Rassegna storica del Risorgimento

anno <1984>   pagina <475>
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Libri e periodici
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ha casi del morbo, sicché sì abolisce ogni cordone sanitario interno. La Capitanata vede comunque proprio per la fine di ottobre cessare i casi colerici nel suo territorio e l'Inten­dente cav. Lotti può trionfalmente annunciare il 9 dicembre 1836 che si gode in tutti i Comuni di Capitanata floridissima salute . Nella provincia vi erano stati 550 casi di cui 216 mortali. Ma l'annuncio del Lotti si dimostra intempestivo. Nell'estate del 1837. subito dopo la sosta invernale, il morbo infuria più violento che mai. La Capitanata viene colpita in ogni suo più piccolo comune. La situazione è tale che non vi è più una linea di condotta; non vengono creati cordoni sanitari; le medicine più o meno legittimate dalla scienza vengono quasi sostituite dai rimedi ciarlataneschi quali il yino anticolerico, t ciondoli di rame, gli amuleti, le boccette mercuriali, il celebre olio di Cajeput, la tintura anticolerica del prof. Lewesky e il rimedio del doti. Leo di Koenisberg (si noti la sempre presente esterofilia); l'autorità sanitaria si dà per latitante e ad essa si sostituisce l'autorità di polizia; la superstizione prende piede e vengono uccisi gli untori , come lo stesso Verga ci ricorda a proposito della giovinetta bella come la Madonna uccisa a Siracusa dal popolo dalla mente ottenebrata. Lentamente poi il male si calma e infine si estingue nel mese di settembre. La Capitanata su di ima popolazione di circa 312.000 individui ha avuto, stando alle cifre ufficiali (che si discostano per difetto dalle reali), 26.684 casi di colera con 11.158 morti; il grado di letalità si aggira sul 40 ed è decisamente minore a quello delle altre Provincie del Regno dove si era arrivati anche al 60. A concludere Infine il testo del Vitulli vi è la trascrizione di 10 documenti riguardanti l'oggetto del libro e provenienti tutti dall'Archivio di Stato di Foggia.
STEFANO Dim
II 1848 in Puglia. Aspetti politici e sociali. Mostra documentaria, a cura dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano. Comitato di Bari, degli Archivi di Stato di Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, dei Comuni di Modugno e Foggia; Bari, Edizioni Levante, 1984, in 8, pp. 137. S.p.
II volume documenta concretamente i frutti del fecondo incontro tra enti pubblici territoriali, strutture periferiche statali specializzate ed il Comitato locale del nostro Istituto, grazie al quale è stato possibile ricostruire le fasi salienti in Capitanata, Terra di Bari e di Otranto di un anno cruciale e drammatico.
Se da una parte è stato possibile rileggere e verificare le conclusioni della storiografia locale precedente, dall'altra si sono offerti spunti e stimoli per nuove ricerche, arricchite e confortate dai documenti archivistici ormai resi noti.
La mostra, sintesi dell'organica cooperazione, è stata articolata in 8 sezioni, attraverso le quali sono stati inquadrati, ripercorsi, rivissuti aspetti e momenti di storia istituzionale, politica, giuridica e sociale. Dopo i fatti, ad epilogo, sono stati presentati i responsabili, gli uomini, cioè, che anche da barriere contrapposte vissero ed animarono, senza, purtroppo, per loro, determinare, quei complessi giorni.
VINCENZO G. PACIFICI
MICHELE FERRI - DOMENICO CELESTINO, Il brigante Chiavone. Storia della guerriglia filo-borbonica alla frontieria pontifìcia {1860-1862). Pref. di Franco Molfese; fotografìe di Renato Ferri; Sora, Edizioni del Centro Studi Cominium a cura del Comune di Casalvieri, 1984, in 8. pp. 405. S.p.
Autori di un saggio su // brigantaggio a Sora e nella Valle del Uri dal 1798 al J808, U Ferri e il Celestino concentrano ora la loro ricerca sugli anni della formazione dello Stato unitario in Italia.