Rassegna storica del Risorgimento

anno <1984>   pagina <476>
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476 Libri e periodici
Attraverso le 357 pagine di narrazione (a cui seguono 3 documenti in appendice) vengono narrate le vicende di una delle più importanti bande di briganti, quella di Chiavone, che vessò quasi tutti i centri della Valle del Liri (ma possiamo ben dire tutta l'alta provincia di Terra di Lavoro). Si tratta di una narrazione serrata che non tralascia accenni alle condi­zioni economiche delle masse popolari della zona e che si svolge sui piani più diversi: dal­l'atteggiamento del clero (a iniziare da quello di mons. Montieri, vescovo di Sora, Atina e Pontecorvo) ai contrasti tra Chiavone e il gen. Rafael Tristany; dall'atteggiamento delle forze liberali a quello dei poteri costituiti dello Stato. Prevalgono, però, più gli aspetti cronachistici, a volte con ampie citazioni di documenti, le quali potevano essere contenute benìssimo in nota, onde evitare eccessivi appesantimenti alla narrazione. Anche nel caso di questo studio dobbiamo lamentare la mancanza di analisi della problematica relativa alla questione demaniale, così come in concreto si poneva nella fascia territoriale a ridosso dello Stato Pontificio, sulla quale non appena insediate le Autorità della Provincia richiamarono l'attenzione quale causa dell'agitazionismo contadino nell'alta Provincia. Ugualmente avremmo voluto saperne di più sulla composizione sociale della banda Chiavone e della stessa attività e problemi interni della Guardia Nazionale. Manca, infine, un richiamo metodologico ai risultati di un recentissimo Convegno di studi proprio sul brigantaggio tenuto all'Aquila.
La ricerca si basa su una documentazione che va dalla certo non modesta letteratura coeva, abbastanza ampia data l'importanza strategica del Lirinate, a fonti d'archivio finora poco sfruttate (da quelle conservate negli Archivi di Stato di Caserta e di Frostnone) e a quelle provenienti da importanti biblioteche (Museo provinciale campano di Capua, Biblio­teca della Certosa di Trisulti, di storia del Risorgimento di Roma, della Abbazia di Casamari, tanto per citarne alcune).
11 volume è arricchito da una interessante ricerca fotografica relativa ai luoghi soprattutto quando propone le immagini delle vecchie abitazioni di alcuni briganti.
CARMINE CIMMINO
LUCIANO RUSICH, El inmigrante italiano en la novela Argentina del 80. (Coleccion Plaza Mayor Scholar); Madrid, Editorial Playor S.A., 1974, in 8, pp. 240. S.p.
La presenza italiana in Argentina ha indubbiamente rivestito grande importanza per lo sviluppo di quel paese e per il suo ingresso fra le moderne nazioni civili, in particolar modo a partire dal XIX secolo. 11 penultimo decennio dell'Ottocento, che vede l'inizio dell'enorme afflusso di lavoratori dall'Italia, viene considerato uno dei periodi più formativi della storia argentina. Raggiunta la stabilità all'interno con la fine delle lotte intestine, fanno la loro comparsa quei fattori economici, politici e culturali che portano alla nascita della moderna nazione argentina. Inevitabile che anche la letteratura si rivolgesse ad una immigrazione ormai elemento primario di propulsione in una società in rapidissima evoluzione. La cosiddetta generazione dell'80 , gruppo di uomini di cultura e di potere che si muoveva, dal punto di vista letterario, all'interno del movimento realista naturalista, a causa proprio di questa particolare matrice non poteva tralasciare la realtà costituita dalla marea umana che si scaricava quotidianamente sulle coste argentine; essa era un soggetto ideale per una letteratura che metteva a fuoco gli aspetti più degradanti e degradati della natura umana. Questo gruppo, attivo nel periodo a cavallo tra la fine dello scorso secolo e l'inizio del nostro, è formato da uomini che appartengono alla borghesia mercantile della capitale e alla borghesia allevatrice della provincia bonairense, cui si assimilano alcuni professionisti. Tale élite, definita da Rusich oligarchia paternalistica , liberista in economia, conservatrice e antidemocratica in politica, è positivista in filosofìa. Dal punto di vista più strettamente letterario, al suo interno si distingue da una parte chi considera la letteratura come forma raffinata di evasione, rivolta esclusivamente al gruppo sociale di