Rassegna storica del Risorgimento

PECERIN VLADIMIR S.
anno <1985>   pagina <4>
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Angelo Tamborra
di maggiore fascino nella Russia dell'Ottocento, Vladimir Sergeeviò Pecerin (nato a Dimerka, presso Kiev, il 15 giugno 1807 e morto a Dublino il 17 apri­le 1885) ripercorreva il suo ingresso nella chiesa mazziniana. Erano passati molti anni e in Irlanda, a Dublino, nel consegnare questi ricordi dei suoi primi inizi mazziniani ai Samogil'nije Zapiski (o Appunti d'Oltretomba) e ad altri scritti e lettere, egli compiva un bilancio frammentario e disordinato dell'intera sua esistenza, in Russia e poi in esilio: al motto pain bis et Uberté, scritto sul muro della sua povera stanza di studente, egli rimase fedele sino alla fine dei suoi giorni. E Pecerin ricorda i giorni indimenticabili di libertà dello spirito e di purità di cuore , quando verso sera scendeva giù al negozio a comprare pane nero, kvas (latte fermentato) e una cipolla, con cui cucinare una spartana zuppa di pane, cenando alle sei del pomeriggio, secondo l'antica abitudine degli antichi (coena antiquorwn) .
E non è un caso che uno dei primi capi bolscevichi, proprio quel Lev Borisoviò Kamenev messo al bando all'epoca staliniana e quindi scomparso con i processi e le purghe del 1937 abbia sentito la spinta interiore a pubblicare lui, in prima persona, a Kalinin nel 1932, questi Appunti d'Oltre­tomba che riecheggiano nel titolo lo Chateaubriand: una chiara adesione implicita a quegli ideali di libertà dello spirito cui un suo lontano conter­raneo era rimasto sempre fedele.
Chi era, dunque, Vladimir S. Peòerin e cosa lo aveva spinto a una svolta così drammatica per un russo dell'epoca di Nicola I?
Nato non lontano da Kiev nel 1807, aveva trascorso l'infanzia e la prima giovinezza in piccole guarnigioni di provincia, all'ombra di un padre rozzo e brutale, ufficiale nel reggimento di fanteria Jaroslavskij : secondo la sacra consuetudine russa ricorderà Peòerin mio padre naturalmente frustava i suoi servi. Anche adesso sento le uria, quando li frustava nella stalla ; la madre, dolcissima, e da lui sempre ricordata con struggente tenerezza, lo faceva scendere a intercedere perché quel supplizio inumano finisse e spesso il ragazzo riusciva ad alleviare la severità del destino russo .
A cinque anni, nella fortezza di Kilija appena tolta ai Turchi, fu il padre a insegnargli i primi rudimenti della lettura, su un divano turco , insieme a un ufficiale di marina mutilato, certo Zaleskij. Sul bimbo un'in­fluenza determinante ebbero le Centoqtiattro storie sacre di Hiibner (un pedagogista tedesco, 1668-1731, che nel 1714 aveva pubblicato racconti biblici ed evangelici per gli studenti, divenuti molto popolari): la storia della morte del Redentore fece su di me una impressione enorme ricorderà più tardi Peòerin. ... Mai successivamente, neppure negli anni più appas­sionati della mia giovinezza, mi parve di aver provato una emozione simile. Morire per il bene del popolo e vedere la mamma ai piedi della mia croce, fu uno dei sogni della mia giovinezza. Ecco come questa prima impressione ebbe influenza sul resto della mia vita:4> vi erano già qui le premesse ideali delle scelte di vita, poi operate da Peòerin.
Il bambino, poi il giovane, si applicava alle letture più varie, spesso disordinate, prendendo quanto gli capitava fra le mani dalla modesta biblio­teca paterna. La sensibilità esasperata, la ricerca di un ideale in cui credere non sfuggirono al medico del reggimento di suo padre, un certo Sommer,
) ivi, pp. 30; 16.