Rassegna storica del Risorgimento

PECERIN VLADIMIR S.
anno <1985>   pagina <5>
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Vladimir S. Peèerin
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che più di una volta ebbe a dire di lui alla madre: Questo bambino sarà un poeta o un attore. E Pecerin, nel ricordare questo episodio, sottolmea che il medico non si era sbagliato del tutto: Io, effettivamente, fui un poeta, non in versi ma nella realtà. Sotto l'influenza della più elevata ispira­zione, io pensai e sviluppai il lungo poema della vita e, secondo tutte le regole dell'arte, conservai in essa una unità perfetta. Nonostante la varietà delle vicende, una idea dominava tutto, la fede invincibile in quella forza invisibile che mi chiamava in Occidente, ed ora mi conduce per sentieri invisibili verso qualche alta meta dove tutto è risolto, tutto diventa chiaro, tutto ha il suo coronamento .
La verità è che, visto nel suo complesso sentimenti e letture, impres­sioni e contatti, avvenimenti ed esperienze tutto finisce per comporsi in una superiore unità se Pecerin nelle memorie confida: È necessario notare che nulla mi è capitato senza ragione se, quando a Odessa a otto anni per la prima volta fu condotto a teatro a vedere l'Edipo ad Atene di V. A. Ozerov (1769-1816), così ricorda: il mio odio per gli oppressori cominciò a quel­l'epoca e io divenni l'intermediario fra i tiranni e le loro vittime.
Deludente fu l'esperienza religiosa ortodossa della sua giovinezza, con un protopop che si faceva tirare la barba dal figlio; o quando, in Bielorussia, portato in chiesa dalla madre a confessarsi durante la Settimana Santa, un prete di campagna giovane e alquanto spavaldo non ebbe di meglio da dirgli quale consiglio: Statevi bene, giovanotto ... Dio vi ricompenserà e quando sarete cresciuto vi darà una moglie meravigliosa ; di qui il com­mento scandalizzato: quale incoraggiamento spirituale per un ragazzo di dieci anni! Quale speranza di un bene migliore! .
Un momento fondamentale di quello che Pecerin chiama il lungo poema della vita è rappresentato dalla insurrezione dei Decabristi del 14 dicembre 1825: come tutti i grandi avvenimenti sottolinea Pecerin esso proiettò un'ombra intorno a sé e non vi è da meravigliarsi se egli, non ancora ventenne, lo vivesse con tutta la fede negli ideali di libertà cui si era aperto.
Uno dei capi della cospirazione era il colonnello Pavel Pavlovic Pestel' (1793-1826), fra i fondatori della Sojttz Spasenija (1817) e dello Juznoi Obscestvo (1821), autore della Russkaja Pravda (La verità russa): fra i più prestigiosi ufficiali della II Armata, di stanza nel governatorato di Kiev, quale comandante del reggimento di Vjatka era intimo vicino dei Pecerin. Vladimir cosi lo ricorda: Semplicemente lo adoravano. Era l'idolo della II Armata. Gli ufficiali del nostro e di altri reggimenti chiedevano senza tregua il trasferimento al reggimento di Pestel': Lì c'è libertà! Lì c'è nobiltà! Lì c'è onore! . I cospiratori, fra cui Kessman e Sveròevskoj 6> avevano una fiducia illimitata nel ragazzo: Senza la minima reticenza essi decidevano in mia presenza i piani della insurrezione e come sarebbe stato facile, ad esempio, arrestare mio padre e impadronirsi della città ecc. Io ascoltavo tutto, sapevo tutto ed ero pronto a tutto: mi pareva che li avrei seguiti nel fuoco e nell'acqua ... L'aria era carica di elettricità. Forse, chi era vicino alle
5) ivi, pp. 17: 21.
6) jj primo, che fu suo insegnante di tedesco, si suicidò dopo il fallimento della rivolta; li secondo fu fucilato nel 1831, proprio dal padre di VI. Peèerin, per i suoi legami con la rivoluzione polacca di quell'anno.