Rassegna storica del Risorgimento

PECERIN VLADIMIR S.
anno <1985>   pagina <11>
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Vladimir S. Pecerin
U
ricerche della polizia, provvedimenti di espulsione, arresti mescolati volta a volta a tolleranza e persino a certa protezione costringono Mazzini e i suoi più vicini collaboratori a trovare rifugi compiacenti, finché colpito nel 1836 dal bando di espulsione in perpetuo, fu costretto a lasciare la Svizzera: lo stesso soggiorno a Granges che l'aveva ricoverato sotto le sue ali conferendogli la cittadinanza coi due Ruffini si rese impossibile. Di qui, il 2 gennaio 1837 la sua partenza per la Francia, con meta ultima l'Inghilterra, accompagnato per lungo tratto dai Girard.
In realtà, Mazzini in questi tre anni non facili e contrastanti tra loro non aveva capito mollo della Svizzera e della sua posizione in certo modo obbligata: qui i radicali si guardavano bene dal seguire l'esule italiano nella sua esortazione a fare propria la rottura rivoluzionaria che si presentava, più che per gli altri, pericolosissima per la confederazione, chiusa fra potenze alle quali si aggiungeva ormai una Francia sempre più conservatrice, che la stringevano da tutte le parti ...; mostrando di conoscere poco la realtà del paese, gli interni conflitti confessionali, il radicato autonomismo cantonale, concepire la Svizzera come un nodo collegante le due rivoluzioni, l'italiana e la tedesca era una pura utopia: essa faceva da contrasto alla ponderata e moderata concretezza degli svizzeri , così attaccati alla loro neutralità siccome principio politico irrinunciabile .
Del resto, l'inconsistenza utopistica di questo disegno politico si accor­dava perfettamente con quella esaltazione tutto sommato romantica della Svizzera e dei suoi ordinamenti repubblicani, così bene e criticamente messa in luce da E. Morelli: Mazzini era del tutto estraneo alla realtà del paese e l'altra Svizzera, quella autentica ... ;si levò contro di lui sia da sinistra, sia da destra... Pronta ad aiutare gli estui, non voleva in sostanza per loro rischiare quello smembramento che a chiare lettere chiedeva minaccioso Mazzini. Gli Svizzeri, fieri della loro libertà collaudata nei secoli, non potevano anche se l'avessero voluto divenire cospiratori .21)
Vladimir S. Pecerin, con i suoi precedenti, era uno dei tanti esuli cui recare aiuto: di tutti i progetti e le idee dell'agitatore italiano egli non sa nulla o ben poco al di là del repubblicanesimo e della sua lotta contro le tirannie dinastiche, che lo avvicinavano agli ideali decab àstici della sua prima giovinezza. Comunque sia, mosso dalla fede che gli era nata in Russia negli anni universitari, appena in Svizzera si precipita sulle tracce dell'esule italiano, a Granges:
Come si conviene a un devoto repubblicano, il mio primo atto è stato di andare a rendere omaggio al sacro luogo di Lagrange. Cosa è Lagrange o Grange? Un piccolo albergo o pensione nella più remota e insignificante zona della Svizzera, dove nessuno vi si reca. Ma cosa vi è I) di interessante? Questo è il problema. Questo significa non avere una fede vìva! Sappiate, o uomini di poca fede, che Lagrange o Grange è il monastero del venerato fra i nostri santi padri, Giuseppe Mazzini, dove egli dormì e si nascose per vari mesi dalle persecuzioni della polizia francese. Di questa Lagrange io lessi già a Mosca, su giornali di Amburgo in una pasticceria svizzera nei pressi dell'Università, e ardevo dal desiderio (di visitare) questo santuario. Ed io guardavo questo luogo santo con espressione riverente; a cominciare da tutti i dintorni, poi alla casa nel suo insieme, dalla soffitta alla cantina, Nel salone erano appesi ritratti di patrioti italiani e il disegno di un monumento ideale agli eroi caduti, con un motto celebre: Non vìncerete in un giorno (in italiano nel
21) o. MARTINOLA, Gli esuli italiani nel Ticino 1791-1847, Lugano, 1980. pp. 246-247; E MORELLI, Giuseppe Mazzini. Quasi una biografia, Roma, 1984, pp. 156-157,