Rassegna storica del Risorgimento

PECERIN VLADIMIR S.
anno <1985>   pagina <12>
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Angelo Tamhorra
testo). Nella semplicità di cuore e con curiosità infantile chiesi al proprietario e ai domestici tutto quanto riguardava Mazzini. Il giorno dopo pernottai in un altro piccolo locale, sfogliai un giornale recente e lessi: Ieri sera una giovane spia francese alloggiò al Lagrange, un emissaire du Gouvernement de Louis-Philippe, e raccolse accurate informazioni partico­lareggiate sul soggiorno di Mazzini. Avis aux républicains (Sottolineatura di Peéerin) .
Scambiato, dunque, per una spia francese al servizio della Monarchia di Luglio, l'amaro ammonimento di Peèerin a se stesso è significativo: Ecco cosa ti capita a occuparti di cose che non ti riguardano . Ma questo, diciamo pure, incidente di percorso nel suo itinerario svizzero non lo scompone più di tanto: nel suo idealismo fortemente radicato che risale nel tempo alle stesse esperienze decabri ste, egli sino alla fine dei suoi giorni rimane imbe­vuto di spiriti mazziniani, per giungere ad abbracciare le imprese più teme­rarie, disperate se in quella sorta di bilancio dei Zapiski scrive:
Ti saluto, amatissima ombra di Don Chisciotte della Mancia ... Ti ho amato dalla mia giovinezza ... Non ho mai riso di te. No! E tutto ho preso per moneta buona e ho pensato una cosa sola: come avrei potuto diventare anch'io un cavaliere errante e girare il mondo a riparare tutte le ingiustizie. E questo ideale si è realizzato ed io ho seguito le tue orme. Quanti mulini a vento io scambiai per giganti! Quante Dulcinee ho adorato come principesse ideali. Ora si capisce per quale motivo io mi stabilii a Lugano .
Pecerin, infatti, dai luoghi mazziniani de La Grange ormai deserti va alla ricerca dei discepoli del Maestro e nessun luogo più di Lugano gli appare consono alle sue necessità di inserirsi nel solco di Mazzini, se ricorda:
Lugano era il focolare della rivoluzione, il luogo di raccolta dei Mazziniani. Chi non conosce Lugano col suo nero anfiteatro, cioè le sue basse sponde coperte da boschi lussureggianti di castagni, e le cime coronate dalle nevi alpine? Chi non ricorda quel magico lago simile a uno specchio, racchiuso fra rocce a picco e l'alta montagna del San Salvatore, sulla cui cima vi è la cappella con la tomba di un esule polacco? La natura è deliziosa, ma la gente non le si conviene, non è né svizzera, né italiana. Essa non ha le buone qualità di questi due popoli, ma unisce felicemente in se stessa tutti i loro difetti: la propensione al bere svizzera e l'indolenza, la perfidia e il carattere vendicativo degli italiani. Le uniche persone degne di attenzione a Lugano, erano gli esuli italiani dell'Italia settentrionale, persone di buona famiglia e di eccellente educazione. Essi costituivano Vélite della società del tempo. Io in particolare mi avvicinai a un giovane dall'apparenza pensierosa e melan­conica. Spesso passeggiavamo insieme lungo le rive del Iago, parlavamo di politica, di letteratura e talvolta della cupa Russia
Dove ho sofferto, dove ho amato Dove ho sepolto la felicità
(da E. Onegin di PuSkin, 1, 50)
Egli mi raccontava che la madre spesso lo pregava di non mescolarsi ad affari politici: Guardati, figlio! Ti ammuzzaranno (in italiano, nel testo). Se non mi sbaglio egli è lo stesso Grilenzoni (Giovanni, 1796-1868) che più tardi sedotte nel parlamento della Repubblica romana che ebbe vita breve. Egli mi aiutò in giorni neri.22)
22) V.S. PECERrN, op. clt., pp. 52-53,