Rassegna storica del Risorgimento
PECERIN VLADIMIR S.
anno
<
1985
>
pagina
<
13
>
Vladimir S. Peèerin
13
Il conte Giovanni Grilenzoni, di cospicua famiglia reggiana, era l'unico o uno dei pochi che, per agiatezza, solide radici a Lugano e relazioni personali, potesse dare una mano all'esule russo, oppresso dall'angoscioso problema della sopravvivenza. Destinato alla carriera militare a motivo del titolo comitale, la cospirazione carbonara gli fece abbandonare l'Accademia di Modena appena raggiunto il grado di luogotenente, intrecciando fili settari dalla natia Reggio sin nelle Romagne, fra il 1818 e il 1822. Scoperto, si rifugiò a Parma e quindi, attraverso Bergamo, il 10 marzo 1822 raggiunse Lugano. Di qui passò a Lucerna, poi ebbe meta Parigi e quindi 'ringhilterra e Bruxelles, da dove si trasferì defmitivamente a Lugano dove prese moglie, facendosi stabilmente ticinese. Ricco di censo e perciò non a carico di nessuno, in un paese povero fra le preoccupazioni che già gli davano i rifugiati, non avrebbe saputo come provvedere alla loro assistenza, Grilenzoni prese a commerciare in grani e dal 1828 insegnò matematica e commercio nell'Istituto letterario mercantile creato da Stefano Franscini a Lugano. Più volte proposto per l'espulsione, solo nel 1839 non potè evitarla nonostante avesse ottenuto la cittadinanza argoviese di Ober Wiggenthal. Ma finì col tornare a Lugano,23) dove rimase saldamente ancorato e dove lo trovò il Pecerin.
Probabilmente, questi conobbe anche il fratello Ferdinando Grilenzoni, propagatore della Giovine Italia in Lombardia nella prima metà del '33 e poi esule anch'egli in Svizzera: di qui egli insieme ai Ciani, a Pastori, a Ugoni continuava a collaborare all'attività della Giovine Italia, sia pure con un significativo distacco dalla problematica religiosa mazziniana .
Nonostante l'amicizia generosa di Giovanni Grilenzoni (che quando Pecerin rimase senza soldi sino a dover impegnare l'orologio, fu pronto a indire una sottoscrizione fra i suoi amici) la vita per l'esule russo era divenuta particolarmente difficile: per questo, accettò di buon grado l'invito dei mazziniani italiani esuli a trasferirsi a Zurigo, dove esisteva una qualche possibilità di dare lezioni. Alla stazione di posta erano a salutarlo l'amico Grilenzoni e due altri mazziniani italiani, certi Piazza e Bianchi: forse quel Giuseppe Bianchi, di Reggiolo, autore di un proclama che figura stampato a Marsiglia il 18 agosto 1830 e nel quale si incitavano gli Italiani alla concordia nella lotta contro i sovrani tirannici della Penisola.25)
A Zurigo, Pecerin ebbe rapporti soprattutto con il conte Filippo Ugoni. Appartenente a nobile famiglia bresciana, di Concesio, associato ai Federati di Brescia e amico di Mazzini, si distingueva nettamente da lui nel prospettare il futuro assetto dell'Italia che non sarebbe dovuto essere quello unitario, ma quello federale di tipo americano, anche se con più stretti vincoli accentratori . Nel 1822 fu condannato per alto tradimento insieme al fratello Camillo e con lui trovò rifugio in Svizzera e poi in Inghilterra. Nel Ticino per la prima volta nel 1824, e poi peregrinante fra Ginevra e Bruxelles, Parigi e Londra, dopo il 1830 numerosi furono i suoi soggiorni in Svizzera, collaborando alle iniziative editoriali del solerte editore e tipografo Giuseppe Ruggia, a Lugano: per i suoi tipi pubblicò le Osservazioni sulla storia di Carlo Botta, con l'intestazione della Giovine Italia e la falsa
23) G. MARTINOLA, op. cit., pp. 103-105; 302.
24) F. DELLA PERUTA, Mazzini e l rivoluzionari Italiani cit., pp. Ili, 123, 156.
25) hi, pp. 23-24.