Rassegna storica del Risorgimento
PECERIN VLADIMIR S.
anno
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1985
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pagina
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14
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Angelo Tamborra
indicazione di Marsiglia; legato al Sismondi, aveva deplorato la spedizione di Savoia, arretrò poi su posizioni più moderate, tanto da accettare la monarchia costituzionale quale forma transitoria per passare alla repubblica , sostenendo che l'iniziativa di una eventuale insurrezione dovesse partire dai Savoia; in questo senso nel 1835 diede alle stampe nel Canton Ticino un suo scritto. Non senza influenza della nuova pedagogia di Pesta-lozzi, egli si era accostato alle classi popolari, specie delle campagne bresciane, attraverso la scuola di mutuo insegnamento da lui fondata e diretta a Pontevico, della quale scriveva al Sismondi il 9 maggio 1834. Passò poi a Zurigo lasciando la Svizzera nel 1840 non senza dolore per avervi trovato ospitalità, bontà e cultura .26>
Quanto alle sue idee e concezioni politiche e sociali, esse apparvero piuttosto singolari a Vladimir Pecerin, se questi a proposito di una conversazione avuta con lui al caffè Bauer di Zurigo annota: Taluni di noi vanno agli estremi. Essi respingono completamente il lavoro. No! non è così: ogni cittadino avrà la sua occupazione, ma voi sapete, qualche occupazione facile, non pesante ma piacevole, per esempio suonare qualche strumento, dipingere o leggere dei libri meravigliosi. Questo ascoltai dal signor Conte (in italiano con sottolineatura di Pecerin). Leggeri esercizi di salotto erano ai suoi occhi esempi di attività sociale ... Era un uomo eccellente sotto ogni rispetto, ma sfortunatamente aveva dei mezzi .
A questo punto in relazione alla frequentazione assidua di mazziniani italiani ed anche svizzeri, vi è da chiedersi quanto del pensiero di Mazzini e dei progetti suoi circa la Svizzera siano filtrati sino a lui dai contatti con i mazziniani italiani suoi amici e che tanto lo avevano aiutato sulle tormentose vie dell'esilio. Difficile dirlo e le memorie non soccorrono che ben poco, anzi affatto. Pecerin si definisce, fermamente, repubblicano , cioè seguace di Mazzini, ed è tutto. Certo, i contatti con gli uomini politici del Canton Ticino, oltre che con i mazziniani italiani, dovevano necessariamente fargli apprezzare quella fedeltà all'ideale repubblicano che la Svizzera faceva vivere da secoli nel cuore dell'Europa delle monarchie assolute. Essa era, soprattutto, la terra della libertà che aveva conquistato e continuava gelosamente a difendere. Con ogni probabilità Pecerin, nel suo mazzinianesimo da neofita, non andava al di là di questo; e non vi è traccia, nei suoi scritti, del proposito mazziniano di fare della Svizzera il nucleo di una Confederazione alpina che avrebbe riunito intorno ad essa la Savoia, il Tirolo, la Carinzia, la Carniola, dando vita così a una nuova potenza nel cuore dell'Europa.27'
Ma gli esuli mazziniani italiani non erano i soli cui Peòerin si legò in durevole amicizia, anche se questi li preferiva a tutti. Naturalmente, la cordialità e l'apertura umana tipica dei Ticinesi fece sì che egli si legasse anche a loro, specie se persone di un certo rilievo politico e culturale, perché nel Canton Ticino, ricorda Peéerin, in quella piccola repubblica tutti avevano familiarità con gli uomini di governo. A Bellinzona, io mangiavo alla tavola comune con tutto il Consiglio di Stato . E questo era un modo signorile per aiutare un esule, senza umiliarlo. Secondo l'opinione del suo compagno italiano Ruggeri forse il mazziniano Francesco Paolo Rug-geri (1798-1881) essi a quanto pare non erano di brillante intelligenza,
26) Ivi, pp. 120, 156. 227, 230-237; G. MARTINOLA, op. di., pp. 87, 127-128, 229-231.
27) L. MoNNttsft, op. cit p. 94.