Rassegna storica del Risorgimento

PECERIN VLADIMIR S.
anno <1985>   pagina <15>
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Vladimir S. Peèerin
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ma erano borghesi di buon senso . Fra i ticinesi, l'unico personaggio citato da Pecerin è Giacomo Luvini Perseghini, di Lugano: esponente del partito radicale e avvocato, nel 1830 insieme a Stefano Franscini, all'editore e tipo­grafo Giuseppe Ruggia, a Francesco Peri e ai fratelli Ciani aveva dato un contributo determinante alla riforma della Costituzione cantonale, in senso liberale, che mise fine al regime conservatore ed austriacante in piedi dal 1815; all'epoca del soggiorno di Pecerin, il Luvini fu sindaco di Lugano dal 1830 sino alla morte, deputato al Gran Consiglio e più volte alla Dieta elvetica, nonché nel 1848 rappresentante della Confederazione a Milano. Le­gato a Mazzini e alla principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Luvini Perseghini fu quegli che, per la sua posizione politica, più si prodigò nel­l'aiuto e nella protezione degli esuli italiani, e non solo italiani: a Lugano egli, temperamento aperto e cordiale, era solito invitare Pecerin al ristorante, al suo casino o club, ritrovo di mazziniani e dove vi erano biliardi e giornali. Evidentemente il Peòerin rimase legato a Luvini da sentimenti di amicizia e gratitudine, se ne ricorda l'attività quale musicista di talento e, in anni più tardi, anche l'azione di comando, a capo della VI divisione del Sonderbund nella guerra civile che mise di fronte i 7 cantoni cattolici (cui si alleò il Ticino) alle forze federali: ad Airolo subì una sconfitta che ebbe grande risonanza, costringendolo ad abbandonare le cime del Gottardo. Significati­vamente, nello stendere le memorie, Pecerin ricorda che la gente del Sonder­bund irrideva alla sconfitta con grida come Signor Luvini, qui non si tratta di suonare il contrabasso: questa è la gran musica del canone (in italiano nel testo russo).28*
A Zurigo Peòerin si legò pure a un personaggio singolare, Jean-Baptiste Bandelier, un ex sacerdote che scriveva su La Jeune Stdsse dopo aver preso parte alla spedizione di Mazzini in Savoia: fu tutto un tradimento! Trahi-son , raccontò Bandelier a Pecerin che rimase meravigliato dell'assenza di Mazzini, la cui vita tanto preziosa , gli disse il Bandelier, non poteva essere esposta al pericolo . Di qui il commento non propriamente favorevole di Peòerin: Ah! Ricordo, ora ricordo che in simili circostanze Mazzini riuscì sempre a mettersi abilmente da parte, mentre molti giovani ottimi vi lascia­rono le ossa, come si racconta nella Schiera di Igor: singolare e interes­sante è l'accostamento della spedizione di Savoia, operato da Peòerin, alla campagna del principe Igor contro i Polovcy nel 1183, quando il principe, battuto, a stento riuscì a mettersi in salvo; una vicenda epica immortalata nello Slovo o polku ìgoreve o Canto della schiera di Igor della fine del sec. XII, uno dei maggiori monumenti storico-letterari della Rus kieviana. Compagnie variegate quelle frequentate da Peòerin in Svizzera, un micro­cosmo politico e ideologico dove sull'ampio terreno di cultura da lui predi­letto, 0 mazzmianesimo, si potevano cogliere altre venature, quelle dei vari socialismi in ascesa. Peòerin, non senza riguardo alla giovanile esperienza decabrista, fu subito attento e sensibile a tutto questo, che finirà per rap­presentare il sottofondo o basso continuo del suo stesso impegno religioso: quello che si definisce da questi anni in avanti, al dire di F. Venturi come
28) Su di lui, cfr. G. MÀRTINOLA, op, cit., passim; V.S. PBÒERIN, op. cit., p. 54. ) V.S. PEÒERIN, Zapiski, ecc. cit., pp. 90-92; cfr. Cu. BIAUDET. La Suisse et la Monarchie de fuillet 1810-1838, Lausanne, 1941, pp. 153, 367.