Rassegna storica del Risorgimento
PECERIN VLADIMIR S.
anno
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1985
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pagina
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17
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Vladimir S, Peàerin
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sociale del cattolicesimo, come lo intenderà proprio Pecerin per tutto l'arco della sua esistenza tormentata.
In questo contesto generale e con una concezione religiosa già intrisa di socialità, nulla o ben poco poteva dire a Pecerin Joseph de Maistre. Definito da Herzen di cui egli annota significativamente la battuta polemica come un sanguinario terrorista del cattolicesimo , Pecerin che ha letto in Svizzera Les soirées de Saint-Petersbourg e forse il Du Pape, dà di lui un giudizio durissimo, impietoso: ... egli è un fanatico insolente e disonesto, che copre le idee politiche sotto il manto della religione, nemico giurato di tutte le libertà, appassionato campione del dispotismo più estremo che s'indirizza soprattutto ali'infallibilità del papa; ... l'interprete principale di questo StatoChiesa nel quale cosa pensate? il patibolo è sufficiente. Non ricordo come mi fu possibile proclamarlo scrittore gemale. Il suo stile è pesante ed enfatico, egli getta negli occhi la polvere della sua brillante dottrina ed erudizione. Questo è facile acciecamento, spirito di parte.33)
Ma ormai la parentesi svizzera fra Lugano e Zurigo sta per finire. Pressato com'è da problemi pratici, di pura e semplice sopravvivenza, Pecerin deve pensare a nuovi approdi, ad attività e possibilità pratiche più concrete che vadano al di là del dare lezioni. La realtà amara della sua condizione gli viene ricordata dai versi di Dante che scrive egli nei suoi Appunti rappresenta in modo toccante l'infelice posizione dell'esiliato , e come tali gli vengono spesso ripetuti dall'amico di Lugano, Grilenzoni:
Tu proverai si come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e '1 salir per l'altrui scale. E quel che più ti graverà le spalle sarà la compagnia malvagia e scempia con la qual tu cadrai in questa valle.
(Paradiso, XVII, 58)
Lo stesso, amaro ammonimento aveva egli trovato, del resto, nel suo amatissimo Lamennais, **> là dove sottolinea che l'exilé partout est seul . Ma in nessun luogo come in Svizzera la sua solitudine e indigenza di esule furono riscaldate dall'affetto e dall'aiuto dei mazziniani italiani e amici ticinesi. Tuttavia non vi aveva potuto mettere radici e la maledizione di dover ricercare lidi ritenuti migliori o più appaganti riprese a perseguitarlo. Così, nel maggio del 1837, con gli ultimi spiccioli rimastigli e per sottrarsi alle pressioni dei creditori, si avviò a piedi verso la Francia. Finalmente, scrive, ecco la terra promessa, la meta segreta dei sogni della mia fanciullezza e della mia gioventù. Per poco non ho baciato allora questa terra a me così sacra ... Adesso sono libero e leggero come un uccello: non un kopeko in tasca né una nuvola di preoccupazione nel cuore. Egli si univa
si deve a F. ROULEAU, Parigi, 1970, qui citata alle pp. 56*57; v. anche, a cura di A. TAMBORRA, P. J. CAADABV, Lettere filosofiche, Bari, 1950.
33} v.S. PECERIN, Zapiski, eit, pp. 113-114.
34) M, p. 68.