Rassegna storica del Risorgimento
PECERIN VLADIMIR S.
anno
<
1985
>
pagina
<
30
>
30 Angelo Tamborra
avvicinare il contadino irlandese al muHk russo se ebbe a scrivere a Herzen: Penso spesso ai nostri contadini quando sono in Irlanda. Sono molto simili . Di qui, nelle prediche, le sue prese di posizione molto coraggiose, tanto che i suoi superiori ebbero a notare come egli avesse messo da parte ogni prudenza parlando dell'Irlanda e della situazione politica e sociale.63*
Nel complesso una vita attivissima fra prediche, missioni ecc. in tutte le parti dell'Irlanda, <*> quando improvvisamente nel dicembre del 1858 gli giunse l'ordine di trasferirsi a Roma per predicare in russo nella chiesa di S. Andrea della Valle e svolgere così la sua opera religiosa verso i non pochi connazionali presenti nella città. Come è bene ricordare, è questa l'epoca del maggiore impegno di Pio IX per giungere alla riconciliazione con gli ortodossi separati, iniziatasi con le sue Litterae ad Orientales del 6 gennaio 1848 che aprirono il passaggio da una fase missionaria ad altra francamente controversistica. * L'Ordine dei Redentoristi aveva in Pecerin l'unico confratello da poter utilizzare nei rapporti con i russi, ortodossi e cattolici, e come tale era stato individuato sin dal 1843 dal nunzio a Parigi Fornari per un analogo compito nella capitale francese. Di qui la decisione dei superiori, ma essa fu un colpo durissimo per Pecerin. Così questi che era considerato nell'Ordine come l'apostolo dell'Irlanda e il piccolo Mezzofanti (il famoso linguista e cardinale) dei Redentoristi il 25 gennaio 1859 si trovò ad affrontare nuovi compiti, non graditi, al centro della cattolicità.
Staccato dall'apostolato e dall'impegno sociale, di andata nel popolo in Irlanda, lo stato d'animo di Pecerin è ben diverso da quello di venticinque anni prima che gli aveva ispirato la lirica, citata, Dal Monte Pincio. Per odio alla pompa, al fasto delle cerimonie religióse e refrattario com'è alla frequentazione della Curia e delle anticamere dei cardinali, il 22 febbraio del 1859 nella sua cella nella Curia generalizia dei Redentoristi presso S. Maria Maggiore, così si sfoga su un pezzo di carta, poi riprodotto nell'originale francese nei Zapiski:
Mes larmes ne cessent pas de couler. O Rome! Que je te déteste, je répète les paroles de St. Alphonse: "Les temps (sic) après lequel je pouvrai ra'échapper de Rome me semble durer mille ans! combien il me tarde d'ètre délivré de toutes ces cérémonies!" O Rome! J'aime mieux les pauvres cabanes de nos irlandais que tous tes palais somptueux. O Rome! Je te hai's: tu es le repair de l'ambition et des viles intrigues. C'est ici qu'on oublie le soin des àmes et qu'on ne pense qu'à augmenter sa réputation et son crédit; on ne vit que pour soi-méme faciamus no bis nomenl On use scs souliers dans les antichambres des cardinaux
E più avanti, sempre nei Zapiski, continua a scagliarsi contro Roma e contro il potere temporale dei papi, ricordando:
63> E. MAC WHITE, art. cit., PP. 137-140.
6t) j, GIBSON, Remlniscences oj Fr, W. Petcherlne (Ms. in Archivio dei Redentoristi, Bruxelles).
tó) A. TAMBORRA, Pio IX, la Lettura agli Orientali In suprema Petri Apostoli Sede del 1848 e il mondo ortodosso, in Rassegna storica del Risorgimento, 1969, p. 359 sgg; Catholicisme et monde orthodoxe à l'epoque de Pie IX in Miscellanea Historiae Ecclesiasticae, Congrès de Moscou, Louvain, 1972, pp. 179-193.