Rassegna storica del Risorgimento

FALZONE GAETANO
anno <1985>   pagina <49>
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Gaetano Falzone
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ai contemporanei ambigua ed addirittura ostile al nuovo ordine di cose, che finì assassinato nel 1863 e fu persino accusato d'essere in combutta con la reazione borbonica, il Falzone si battè energicamente, e benché non sempre sostenuto dagli storici siciliani, riuscì a farne trasportare la salma a S. Domenico, che è il Pantheon palermitano, con una cerimonia solenne nel corso della quale egli stesso tenne il discorso celebrativo il 21 mag­gio 1960.15)
Di Rosa lino Pilo, l'eroe del ceto aristocratico (ma il Falzone ha ridi­mensionato l'asserzione carducciana che in lui scorresse sangue angioino), il Nostro ha pubblicato le Lettere di cui esistevano sino ad allora parziali edizioni. Ad esse ha premesso un ampio studio col quale ricostruisce la tormentata vita privata dell'esule e la sua irrequieta attività politica che si svolse rimanendo fedele al pensiero mazziniano. A Garibaldi arriverà quasi all'ultimo momento quando temerariamente si recherà con Corrao in Sicilia per spingerla all'insurrezione preannunciando appunto l'arrivo del­l'Eroe dei Due Mondi. La fede politica del patriota palermitano, fedele al pensiero di Mazzini, ne esce ben chiara. 16>
All'apporto dei picciotti al successo della spedizione garibaldina il Falzone dedicò una relazione letta il 19 ottobre 1960 al XXXIX Congresso del Risorgimento nella quale egli sono parole di Ghisalberti scavando a fondo il solco sociale [...] ha aiutato a comprendere da quale passato e attraverso quali esperienze di tempi, di ceti, di bisogni siano sorti e si siano formati quei picciotti che prepararono il terreno a Garibaldi e, da Calatafimi in poi, furono generosi e valorosi fratelli d'armi dei Mille . 17>
E infine Crispi. Il Falzone non poteva non affrontare il tema del grande corregionale, il quale impersonifìcò l'evoluzione della Sicilia tutta. Di lui il F. diede una lucida interpretazione, lungi dal cadere nell'agiografia degli ammiratori e nelle condanne che gli avversari gli scagliarono durante la sua vita e dopo la sua morte. Il Falzone seppe vederne i pregi, ma non si nascose che Crispi non aveva scorto compiutamente l'equilibrio tra le proprie ambizioni e le reali possibilità dell'ambiente in cui tali ambizioni avrebbero potuto dispiegarsi. Lo difese però dalle accuse, che riaffiorarono anche in tempi recenti, di aspirare alla dittatura. ,8>
Una Storia della Mafia I9> ha praticamente concluso la sua vita di stu-
iS) L'ora della pace per uno dei protagonisti-, l Dioscuri del 1860) Chiaroscuri della battaglia di Milazzo; Siculi e continentali; Giovanni Corrao risale lo Stivale, tutti in Sicilia 1860, cit.
16) Rosolino Pilo in Archivio Storico Siciliano, 1943; Lettere di Rosolino Pilo, Roma, 1972; Nuove lettere di Rosolino Pilo in Rassegna storica del Risorgimento, 1975.
17) Volontarismo siciliano in Atti del XXXIX Congresso di Storia del Risorgimento Italiano, Roma, 1961, ricci, col titolo / picciotti in Sicilia 1860, cit.
18) Crispi. Una esperienza irripetibile, Palermo, 1970, ricci, con titolo Crispi fra due epoche, Milano, 1974 (in Appendice la ristampa dello scritto di F. Crispi, Ordinamenti politici delle Due Sicilie, che è del 1853. La ristampa fu fatta in polemica con la scelta onerata dalla A.R.S., come s'è detto sopra). Dei precedenti lavori di Falzone sull'argomento ricordiamo Francesco Crispi sceglie l'Italia in Sicilia 1860, cit., e La Sicilia di Crispi in Rassegna Storica Toscana, 1970 (ned. in // Risorgimento a Palermo, cit.).