Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO BATTISTI; BIBLIOTECA BATTISTI
anno
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1985
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pagina
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54
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LIBRI E PERIODICI
RAFFAELE MOLINELLI, Città e contado nella Marca Pontificia in età moderna; Urbino, Argalìa, 1984, in 8, pp. 314. S.p.
La questione del controllo della città dominante sul suo contado e dei rapporti sociali, politici ed economici che ne discendono, affrontata in un'ottica di lungo periodo si parte, infatti, dalla riconferma del potere pontificio nella Marca (XV secolo) per arrivare fino alla Restaurazione viene trattata in modo approfondito in questo volume di gradevole lettura. Al discorso esteso a tutta la Marca Pontificia si affianca un notevole studio monografico sulla storia sociale della città di Jesi, esemplare teatro, per tutta l'età moderna, di lotte accesissime tra l'oligarchia nobiliare cittadina e i notabili del contado. L'analisi delle vicende del libero comune di Jesi, che costituisce il nucleo dell'opera, permette di seguire nei fatti lo sviluppo delineato dall'Autore nella sua vasta presentazione. L'atteggiamento favorevole del Governo di Roma e dei suoi rappresentanti, che vi si assimiliano per provenienza sociale e/o interessi comuni, verso il gruppo dominante cittadino si conferma costante nei secoli; altrettanto costante è la sconfessione delle richieste del contado, rare volte soddisfatte dal Governatore o da Roma stessa. Nelle intenzioni di Molinelli l'esame dei rapporti tra classe dirigente iesina e notabilato del contado ... che presuppone la ricognizione dei caratteri sociali distintivi dell'uno e dell'altro ceto, può costituire un contributo a una storia sociale dell'Italia moderna, allo studio delle classi dirigenti nazionali periferiche nell'antico regime (p. 43). Le due realtà vicine e contrapposte della città, identificata nella nobiltà di diversa origine e potenza economica che la governa, e del contado, la cui classe dirigente, formata da proprietari terrieri e da rappresentanti delle professioni liberali (notai), ne incarna le esigenze, sono al centro dello studio. Il nodo del rapporto sta nella tradizionale sottomissione del contado, laddove ... il potere centrale non arriva... (p. 13), perpetuata dal Governo di Roma ...riconoscendo e confermando l'antico [dominio] esistente... (p. 13) sin dal Medioevo. La lotta prende forme diverse di volta in volta, ma le cause rimangono costanti: da una parte la città tenta di mantenere e se possibile rafforzare il dominio sul contado; dall'altra il contado si sforza di affrancarsi dalla condizione in subordine. Nel corso del XVIII secolo gli intellettuali contadisti elaborano la teoria della perfecta societas tra città e castelli , alla ricerca di più solide basi per le loro rivendicazioni: Jesi nacque dagli sforzi congiunti, economici e materiali, dei pochi antichi abitanti cittadini e di quella dei castelli ci re um vici ni. La societas originaria, confermata inoltre dagli Statuti cittadini, nonché dalla comune, favolosa origine pelasgica delle popolazioni in questione, garantiva l'eguaglianza nel governo del comune. Di fronte a tali istanze paritarie l'oligarchia di Jesi, forte del titolo nobiliare, accentua il controllo politico, sempre accompagnato dall'imposizione del carico fiscale e dalla costante presenza in tutte le vicende -del contado tramite propri rappresentanti. Sarà la discesa delle truppe francesi sul finire del XVIII secolo a segnare la fine, nello spirito se non ancora di fatto, delle antiche istituzioni e quindi di tutti i contrasti. I periodi di dominazione francese che si alternano a cavallo del XIX secolo mettono bene in luce i limiti dell'accentramento nello Stato assoluto in età moderna. Nel 1798 con la Repubblica Romana la Marca riceve ... una nuova organizzazione amministrativa... fondata sull'egua-