Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO BATTISTI; BIBLIOTECA BATTISTI
anno <1985>   pagina <64>
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Libri e periodici
Viterbo, dopo il successo del primo dedicato ai tentativi consalviani di riforma; vogliono mettere a fuoco il decennio successivo sotto diverse angolazioni, tenendo conto che il 1831 vide un'esplosione di studi sugii aspetti principali e moltissimi secondari, per non dire municipalistici, degli avvenimenti di un secolo prima. Ora anche qui coli'occasione di un anniversario, ma con più meditazione, si guarda a quel periodo evidenziandone le differenti risonanze che ebbero dal Po al Tevere. Umberto Marcelli afferma infatti nel saggio d'aper­tura Popolo e idee nei moti dei 1831 che le insorgenze dimostrarono ampiamente che tra il Po, gli Appennini e l'Adriatico, e nelle vicine Marche almeno fino ad Ancona, la rivoluzione italiana era sentita da un ampio ceto cittadino (p. 24). Ma una rivoluzione attentissima a non turbare l'ordine sociale, che si preoccupa di riaprire il Tribunale d'Appeilo per le Marche in Macerata già soppresso da Leone XI1, e che guarda, più che al futuro, al recente periodo del Regno Italico per trovarvi il modello di uno Stato laico e bene amministrato. Del resto i dottorazzi scherniti dal Bernetti e a capo delle Provincie Unite dimostrarono una mancanza assoluta di spirito e capacità rivoluzionaria. Tranquille le masse contadine, senza jacqueries e Santa Fede di un trentennio prima, mentre i ceti dirigenti cittadini accettarono prontamente il nuovo ordine di cose, visto soprattutto che il governo papalino si era quasi dissolto da sé.
11 già citato saggio del Cecchi mette in rilievo un altro aspetto di quel periodo: la smania di istituzionalizzare, di legalizzare lino alla pedanteria, impiantando una nuova struttura statale basata in Un dei conti sulle tradizionali élites cittadine dove il munici­palismo sempre fiorente provocava contese fra Fermo ed Ascoli, Fabriano ed Ancona vantando i privilegi concessi dai papi per giustificare le loro pretese in uno Stato che aveva inteso abbatterle! Simili problemi sorgono nell'applicazione di dazi complicando il commercio anziché facilitarlo.
Werther Angelini fa invece Riflessioni sulla società anconitana degli anni 1830-32 , all'inizio delle quali afferma onestamente come ci sia poco oramai da attendersi di nuovo su quel periodo della città dorica. Come è Ancona nella restaurazione? Tiepida dal punto di vista economico, raccolta intorno al porto, vede un riscuotersi della sua classe dirigente, compreso il vescovo Nembrini-Gonzaga, solamente in occasione del ventilato progetto leoniano per la soppressione della franchigia portuale. 11 memoriale di difesa, redatto dall'avvocato concistoriale e futuro triumviro Armellini sembra aver successo, dato che quest'ultimo istituto ormai anacronìstico resterà in vigore fino alla venuta della Sinistra storica! Significativo il tentativo del Benvenuti, sul quale convengono prontamente le comunità dopo la dissoluzione delle Provincie Unite, di ricostituire quell'unità substatale col nome di Legazia . Ma è un fugace momento: il passato torna sic et simpliciter e unica novità la presenza di francesi l'anno successivo che porta ad una apparente diarchia gallo-pontificia fino al 1838.
Viterbo e il viterbese nel 1831 è il tema di Agostino Grattarola che inquadra nella sua giusta misura il fatto d'armi di Borghetto eretto a vera battaglia dai pontifici che lo combatterono; ma in sostanza nella Tuscia, con l'eccezione di Francesco Orioli vicepresidente dell'Assemblea di Bologna e ministro dell'Istruzione non vi fu partecipazione all'insurrezione, pur con l'avanguardia del Sercognani a Civitacastellana.
Si torna al Po con il lavoro di Marcella Pincherle, Appunti sulle corti asburgiche , che utilizza un privilegiato osservatorio costituito dalle lettere dell'arciduca Ranieri, viceré del Lombardo-Veneto alla nipote Maria Luisa di Parma, già oggetto di un lavoro apparso sulla Rassegna Al di fuori di questo quadro strettamente italiano, ma connesso ai problemi romani è il saggio di Giuseppe Monsagrati Verso il Sonderbund. I rapporti fra Stato Pontificio e Confederazione Elvetica dopo la rivoluzione del 1831 . Di certo S rapporti italiani con la Svizzera sono da sempre stati meno studiati rispetto a quelli, per fare un esempio, con la Francia o l'Austria; e forse quelli italo-russi hanno avuto più
0 MARCELLA PINCHERLE, // Viceré Ranieri e Maria Luigia nel 1831, in Rassegna storica del Risorgimento, a. LXVI1I (1981), pp, 3-41.