Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO BATTISTI; BIBLIOTECA BATTISTI
anno
<
1985
>
pagina
<
68
>
68
Libri e periodici
e non subisce gli impegni e gli obblighi degli ideali risorgimentali e delle realizzazioni unitarie: questa è la conclusione quasi obbligata dopo la lettura del volume, curato con tanta attenzione da Sforza Fogliani, da Maggi e dalla De Micheli.
VINCENZO G. PACIFICI
LUIGI SETTEMBRINI, Lettere edite e inedite 1860-1876. Introduzione e cura di ANNA PESSINA; Napoli, Società editrice napoletana, 1983, in 8, pp. 297. L. 25.000.
È risaputo che la ricca cultura napoletana dell'Ottocento pre e post-unitaria ebbe in Luigi Settembrini uno dei suoi maggiori ma anche uno dei più difficilmente catalogabili rappresentanti. Intanto bisogna vedere come vada inteso, se riferito a lui, il concetto di cultura nella doppia accezione di attività letteraria e politica. Animale brado, se è agevole ricollegarne la formazione alla grande tradizione purista di Basilio Puoti un punto di partenza in comune con De Sanctis più complicato, se non impossibile, risulta inquadrarne attività e produzione in quella scuola di pensiero che, prendendo le mosse dagli Spaventa e dallo stesso De Sanctis, avrebbe a fine secolo chiuso il cerchio esprimendo l'idealismo crociano. Dalla filosofia, che con l'hegelismo avrebbe costituito la base teorica di quella scuola, Settembrini si era staccato quando con baldanza tutta giovanile aveva messo alla gogna Kant, la metafisica, ogni forma di trascendenza e altre diavolerie *) del genere: coerentemente con tale premessa le sue scelte successive lo avrebbero portato da un lato all'individualismo e al sentimentalismo delle Ricordanze, dall'altro al ghibellinismo e all'anticlericalismo delle Lezioni, opera in cui la storia letteraria d'Italia era letta essenzialmente, oltre che come manifestazione di vita morale, come risultato del secolare contrasto tra società laica e istituzioni ecclesiastiche.
Non meno singolare, in quanto slegato dall'humus napoletano e dalle sue tradizioni, fu lo sviluppo della personalità politica di Settembrini che non a caso, come è stato di recente messo in risalto,2) era cresciuto in provincia e, dopo la parentesi degli studi universitari, in provincia era tornato per le prime esperienze di insegnante; e dalia Calabria che lo aveva ospitato aveva tratto, attraverso la mediazione di Benedetto Musolino, la spinta verso una concezione di stampo illuministico e giacobino in cui su una salda consapevolezza delle peculiarità del Regno meridionale e dell'originalità della sua storia si erano innestati la fiducia nella capacità di iniziativa di gruppi ristretti, moralmente ed intellettualmente molto selezionati, il rifiuto del modello parlamentare e costituzionale, l'aspirazione a costruire uno Stato che prendesse particolarmente a cuore l'educazione delle plebi, viste alla stregua di masse informi da tenere soggiogate fino a futura maturazione.
I duri anni del carcere ebbero l'effetto di consolidare gli elementi costitutivi di un ideale del vivere associato così fortemente caratterizzato in senso settecentesco e preliberale. Tagliato fuori a due riprese (dal 1839 al 1842 e dal 1849 al 1859) dal generale moto di evoluzione del paese, Settembrini rimase uguale a se stesso, chiuso nelle idee in cui era cresciuto: le celle della Vicaria e di Santo Stefano non erano fatte per tenerlo al corrente degli ultimi approdi del pensiero politico in Italia, ed anzi bisogna ringraziare il suo tante volte citato candore umano se l'umiliante esperienza del carcere, terminata
') L'espressione è tratta da uno scritto inedito dì Settembrini citato da M. THEMELLY nell'Introduzione a L. SETTEMBRINI, Opuscoli politici editi e Inediti (1847-1851), Roma, Ateneo, 1969. p. xvi.
2) A. SCIROCCO, Luigi Settembrini polìtico e patriota, in Rassegna storica del Risorgimento, a. LXIV (1977), p. 132.