Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO BATTISTI; BIBLIOTECA BATTISTI
anno
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1985
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pagina
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70
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70 Libri e periodici
passione per il suo mestiere, l'amarezza provocatagli dalla fiacchezza dei giovani (p. 97) e dallo scadimento degli studi letterari ( 11 vero fondamento di ogni cultura, e lo splendore d'una nazione, dirà a C. Matteucci il 24-6-1865), l'attenzione per la formazione e la selezione dei docenti; dall'altra c'è la cerchia degli affetti familiari, quasi un santuario, con quel salotto di casa in cui si entra a piedi scalzi, come in una moschea (p. 62). Man mano che in Settembrini si fa più pronunziato il distacco dai problemi del paese e si acuisce la tendenza verso soluzioni sbrigative e apolitiche prima ancora che antidemocratiche {l'uomo forte, il pilota pratico e onesto vagheggiato nella lettera del 6-3-1867), la dimensione privata finisce per predominare ed imporre i suoi valori, ed anche i suoi dolori: perché quest'uomo che come un antico romano ebbe vivissimo il culto dei lari e considerò come un trauma la separazione dalla moglie cui talvolta lo costrinsero per pochi giorni gli impegni di lavoro, dovette assistere al fallimento del matrimonio della figlia Giulia, andata in sposa ad Enrico Pessina, e non pochi pensieri ebbe, per gli stessi motivi, dal figlio Raffaele.4) Anche perciò, probabilmente, riversò sul nipote Geppino tutto se stesso e i suoi princìpi, quelli morali come quelli di uomo di studio, le regole della vita quotidiana come i fondamenti di quella interiore, le conoscenze spicciole come la saggezza più alta. In questo trasporto di Settembrini per il figlio di Giulia è facile intravedere la ricerca di quella paternità effettiva di cui il carcere lo aveva bruscamente privato e il tentativo di riprendere il filo della conversazione interrotta nel 1850 con Raffaele; e forse non è un caso (o almeno può assurgere a valore di simbolo) il fatto che la morte lo colga subito dopo l'esito felice degli esami in seguito ai quali il nipote lascia il collegio di Lucca, quando cioè una prima meta importante è raggiunta. Un anno prima il vecchio professore aveva pubblicato su una rivista napoletana un Dialogo tra Geppino e il nonno, inquadrando nei giusti connotati di esperienza universale quello che non era stato solo un rapporto affettivo. I f*fj
Tra i consigli profusi da Settembrini nelle lettere al nipote sono assai frequenti quello sullo stile e l'uso della lingua: sono i consigli che possono venire da un uomo che, giovanissimo, si era avvezzato a scrivere franco ed era stato in quotidiana consuetudine con Puoti, il carissimo nostro padre e maestro dell'Elogio funebre del 1847.0 L'aspetto puramente letterario è a mio giudizio tra quelli che vanno tenuti in maggiore considerazione in questo epistolario che è ricchissimo di pagine notevoli, di passi felici, dei guizzi geniali propri di uno spirito che faceva della semplicità e dell'immediatezza le regole auree del suo mestiere di scrittore: uno spirito che, come si legge in un brano riportato dalla Pessina in una delle tante note che illustrano il testo con una accuratezza che non sconfina mai nella pedanteria, aveva imparato dal greco Luciano il riso e l'ironia (p. 35) e non aveva esitato ad applicarli a se stesso con una specie di understatement all'inglese: così, al Pitrè che gli aveva chiesto un profilo autobiografico, Settembrini aveva dettato un epitaffio scintillante di autoìronia dove racchiudeva la propria esistenza fra galera e cattedra (p. 111). Detto ciò, non fa meraviglia che Settembrini sia uno dei primi in Italia ad apprezzare i Sonetti del Belli appena usciti nell'edizione di L. Morandi ed a considerarli una valida risposta alle pretese egemoniche accampate dai boriosi Toscani in fatto di lingua nazionale. Del resto solo la fantasia di un artista poteva ideare la scena descritta al Bianciardi in una lettera del 3-2-1866 in cui Settembrini immagina ci; essere ricevuto a Parigi da Luigi Napoleone: ... e siedo con lui a tu per tu sopra un divano, e gli dico alla buona: Gigi, dimmi un po', tu che hai tanto senno e tanto potere, hai tu mai pensato che significa l'unità d'Italia?... etc. etc. Ecco, sotto questo
4> In proposito si veda A. PESSINA, Religiosità e affetti familiari in Luigi Settembrini, in Esperienze Letterarie, a. Ili (1977), nn. 2-3, pp. 223 sgg.
5) Si confrontino le lettere al figlio del 1850 (in Opuscoli politici... cit., pp. 405 sgg.) o gli Avvertimenti ai figli del gennaio 1851 (ivi, pp. 410-416) con le lettere al nipote qui pubblicate.
*) L. SETTEMBRINI, Opuscoli politici... cit., rispettivamente a p. x e a p. 253.