Rassegna storica del Risorgimento

GARIBALDI GIUSEPPE; MALTA STORIA 1864
anno <1985>   pagina <340>
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340 Massimo de Leonardis
tica italiana a Malta. Quasi tutti gli esuli liberali lasciarono l'isola per ritornare in Patria, mentre cominciarono a giungere a Malta gli esuli bor­bonici. Mentre i sudditi delle province di terraferma passarono prevalen­temente nello Stato Pontificio, i siciliani si volsero alla Tunisia, alla Spagna e, soprattutto, a Malta, che offriva loro gli stessi vantaggi, che aveva gih presentato agli emigrati di parte liberale . 78> Subito dopo la caduta di Palermo si erano rifugiati a Malta anche esponenti dell'aristocrazia, che ben presto si trasferirono però a Roma, cosicché rimasero nell'isola preva­lentemente militari, poliziotti,79) ed impiegati civili, alcuni dei quali erano certo tuttora al servizio del governo borbonico e impegnati in attività segrete, oltre ai gesuiti, giunti tra giugno e agosto con il padre provinciale Fontana. Quando svanirono le speranze di un pronto intervento delle potenze europee per restaurare Francesco II, gli esuli borbonici comincia­rono ad organizzarsi politicamente, tenendo riunioni, pubblicando giornali ed opuscoli80) e guadagnandosi simpatizzanti nell'aristocrazia e nel clero maltesi.81) Emissari tenevano i contatti con Roma, Napoli e Palermo, facendo capo nell'isola all'ex-console Giuseppe Ramircz, che con il suo cancelliere continuò a svolgere ufficiosamente le sue funzioni.82) Secondo un rapporto83) di un giovane funzionario italiano, il vice-console Francesco Astengo, inviato a Malta nell'estate 1861 con il compito di studiare la situazione politica locale ed in particolare i gruppi mazziniano e borbonico, quest'ultimo non contava più di un centinaio di persone, divise in due classi ben distinte, l'una composta di possidenti, di funzionari superiori del cessato governo, di alcuni nobili ed ecclesiastici; l'altra di antichi emissari e di numerosi impiegati della bassa polizia .
Questi emigrati non disponevano di grandi fondi. Tuttavia Malta di­venne un centro dal quale venivano infiltrati in Sicilia, Calabria e Puglia volontari legittimisti e polvere pirica: anche il famoso generale Borjes salpò da Malta verso la sua tragica fine, a capo di 21 individui e preceduto
78) E. MICHEL, L'isola di Malta focolaio di reazione legittimista (1860-1863), in Archivio storico di Malta, a. VII, f. 3 (aprile 1936), p. 305, efr. anche Id., Emigrati borbonici a Malia (1864-1866), ivi, a. II, f. IV (luglio-dicembre 1931), p. 211.
T9) Tra essi fece tappa a Malta anche Salvatore Maniscalco. Un altro alto funzio­nario borbonico che prese temporaneo rifugio a Malta fu l'Intendente della provincia di Palermo Ignazio Pilo-Gioeni Conte di Capaci, fratello maggiore di Rosolino (cfr. E. DE MARCO. La Sicilia nel decennio avanti la spedizione dei Mille, Catania, 1897, p. 316).
mì Particolarmente attivo nella stesura di essi era Teodoro Salzillo.
si) Secondo P. LEONI, i dirigenti del comitato borbonico di Malta erano quasi tutti maltesi, il canonico Fcrrugia, Muscat, Giorgi (L'attività diplomatica del Governo borbonico in esilio (1861-1866), Napoli, 1969, p. 72). Purtroppo LEONI non indica fonti per questa affermazione, né la chiarisce o approfondisce. Un Giorgi fra i capi borbonici a Malta è citato anche dal MICHEL (L'isola di Malta focolaio cit., p. 313), ma non era un maltese.
) È noto che Francesco II mantenne fino al 29 settembre 1866 il proprio corpo diplomatico e Ramirez figura nella Usta di coloro che continuarono a farne parte dopo la caduta di Gaeta, cfr. LEONI, op, cit.t pp. 32-33, che cita correttamente il nome di battesimo Giuseppe, così come SA VELLI, op. cit., p. 388, mentre MICHEL scrive erronea­mente Vincenzo Ramircz (L'isola dì Malta focolaio cit., p. 308).
W) IO agosto 1861, cit. Ivi, pp. 309-310.