Rassegna storica del Risorgimento
GARIBALDI GIUSEPPE; MALTA STORIA 1864
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1985
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Massimo de Leonardis
incontro all'amato pastore e lo accompagnò alla cattedrale, e poi all'episcopio, tra il suono delle musiche, lo sventolìo delle bandiere, e le grida ripetute di "Viva Pio IX papa-re" . *
Nel corso del 1862 e dei primi mesi del 1863 l'attenzione del consolato italiano si concentrò particolarmente sui renitenti alla leva, che in ottobre superavano il numero di 200.93> Un colpo decisivo a questi ed in generale all'emigrazione borbonica venne dato dalla stipulazione di un trattato di estradizione tra Malta ed il Regno d'Italia approvato il 5 gennaio 1863 e pubblicato sulla The Malta Government Gaiette del 31 marzo 1863. Il trattato non contemplava ovviamente reati "politici",94) ma costituiva un chiaro segno che il diritto d'asilo andava incontro a limitazioni; inoltre alcuni tra i renitenti alla leva erano anche accusati di reati comuni. Diversi emigrati lasciarono Malta per Corfù, Tunisi, Alessandria d'Egitto, mentre altri si decisero a ritornare in Italia. Prima però che il trattato di estradizione venisse pubblicato, il 4 marzo era giunto da Civitavecchia sotto falso nome il generale spagnolo Pilas che, con altri legittimisti e grazie a fondi giunti da Roma, si diede ad organizzare una banda con la quale sbarcare in Calabria o Sicilia. Il 2 aprile il console Slythe scrisse a Sir Victor Houlton per richiamare l'attenzione delle autorità su quanto si andava tramando; successivamente il governatore ricevette un dispaccio inviatogli il 27 aprile dal duca di Newcastle, che, su informazione dell'Azeglio, lo metteva in guardia sullo stesso argomento. Il Pilas ebbe probabilmente sentore delle indagini che si andavano svolgendo su di lui e lasciò Malta il 16 aprile. Il governatore fece sapere a Slythe di rammaricarsi di non potere, a causa di tale partenza, dare un esempio di severità a danno di chi abusava del diritto d'asilo, ma espresse anche a Londra l'opinione che le preoccupazioni italiane fossero molto esagerate.95*
Le autorità britanniche locali furono spesso accusate da Slythe di scarsa vigilanza o addirittura acquiescenza verso le attività borboniche; taluni autori hanno ritenuto tali accuse fondate e hanno fatto derivare l'atteggiamento britannico da una presunta iniziale freddezza, o addirittura doppiezza e ambiguità,96) verso il nuovo Stato unitario, in realtà inesistenti. Innanzi tutto si può osservare che nel campo delle relazioni internazionali non è infrequente trovare casi di diplomatici che denunciano l'attività di esuli dal proprio paese e lamentano la tolleranza dimostrata dalle autorità locali, mentre queste ultime, specialmente se di Stati liberali e democratici, minimizzano i fatti e si richiamano al diritto d'asilo. Era
9?) MICHEL, L'isola di Malta focolaio cit, p. 328. Negli stessi giorni, manifestazioni simili avvenivano in diverse città d'Italia.
93) Cfr. ivi, p. 329 e SAVELLI, op. cit., p. 399.
w> Cfr. il testo del trattato ed i documenti relativi alle trattative per la sua stipulazione, entrate nella fase risolutiva con la visita a Torino nell'agosto 1862 dell'avvocato della Corona Sir Adrian Dlngli, in Ordinance and Correspondence respecting Extradìtìon of Crlmlnals between Italy and Malta 1861-63, House of Commons Accounts and Papers, 1863, LXX1V (3113).
*> Cfr., su queste vicende, A. MERCI KCA, Un complotto di borbonici sventato a Malta nel 1863, in Archivum MeUtense, a, X, n. 4 (ottobre-dicembre 1939), pp. 185-190. 6) Cosi si esprime MICHEL, L'isola di Malta focolaio cit., p. 326.