Rassegna storica del Risorgimento

anno <1985>   pagina <361>
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LIBRI E PERIODICI
LEO VALIANI, Fra Croce e Omodeo - Storia e storiografia nella lotta per la libertà; Firenze, Le Monnier, 1984, in 8, pp. 230. L. 25.000.
Con un titolo un po' fuorviarne quanto al contenuto, ma rispecchiante felicemente l'animus, e diremo meglio il pathos, attraverso il quale l'A. ha lottato e lotta per una libertà solo fino ad un certo punto identificabile, ed identificata, con quella crociana (e l'argomento avrebbe meritato ben maggiore limatura e chiarimento) un quaderno di storia della collana diretta da Spadolini raccoglie articoli e relazioni di Valiani il cui momento unificante è forse costituito da una sorta di ripensamento autobiografico sull'esperienza del partito d'azione e di Giustizia e Libertà , due movimenti anch'essi accomunati e fusi nella discendenza senza troppa considerazione per le altre e diverse componenti confluite nel crogiuolo azionista, sia nell'incontro-scontro col magistero crociano e la milizia culturale e civile di Omodeo, sia nel suo successivo diffondersi a permeare un settore tutt'altro che trascurabile della storiografia contemporanea sul movimento operaio e nel passaggio dalla resistenza alla repubblica (anche qui un grosso assente, di tanto in tanto contraddi­stìnto da una rapida sottolineatura tutta negativa, i cattolici, la DC, De Gasperi: ed è sconcertante constatare come quest'ultimo non figuri neppure nell'indice dei nomi di un libro in cui l'ultimo Croce è largamente considerato, magari in chiave europeistica e con aperture al liberalsocialismo fin troppo ottimistiche).
Quest'ampia premessa spiega come il libro vada preso essenzialmente come una testimonianza di che cosa certe letture, certe riflessioni, soprattutto del carcere, abbiano significato per un giovane rivoluzionario degli anni venti, evolutosi da una forma del tutto particolare di comunismo libertario ed internazionalistico come poteva essere quello istriano dell'epoca ad un socialismo a sua volta assai più liberatorio che non liberale nell'accezione anglosassone e tradizionale del termine, o quanto meno liberale nel senso rivoluzionario, gobettiano, del termine, e perciò eminentemente liberatorio e quindi etico, secondo la lettura tutta mazziniana che qui l'A. acutamente svolge di Omodeo.
Scnonché, se questa lettura è perfettamente legittima, ed anzi di grande interesse culturale e psicologico fin quando si rimane nell'ambito autobiografico, lo è meno allorché si passa sul piano della valutazione storiografica vera e propria, e si sotto­valuta quanto il superamento volontaristico, attivistico e, appunto, liberatorio del mar­xismo abbia dovuto in quegli ultimi anni venti (che sono non a caso quelli della pubblicazione delle lettere di Sorci da parte del Croce) all'opera di Henri De Man così presente non solo nell'elaborazione del pensiero di Rosselli ma nella collaborazione alla Critica di un De Ruggiero non dimentico dei giovanili appassionamenti nittiani e social­democratici, ed ancora quanto qucll'Omodeo mazziniano derivi da Gentile, quello di Guerra e fede, per intenderci, in termini che nulla avevano a che fare con l'eredità risor­gimentale del Croce, tutta spaventiana, desanctisiana, carducciana, e ad essa affiancatasi esclusivamente ma mai confusasi solo nel drastico rifiuto, qui dice benissimo L'A., del­l'appropriazione del Risorgimento operata dal fascismo, e per esso dal Gentile, in chiave pseudoliberale.
L'A. comincia a scrivere di Croce soltanto nel decennale della morte, sul Mondo, nel dicembre 1962, ed anche questo è molto significativo, gli anni cinquanta avendo