Rassegna storica del Risorgimento
anno
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1985
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pagina
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366
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Libri e periodici
nella metodologia, la cui unitarietà avrebbe invece dovuto garantire al volume una sua linea ed una sua prospettiva.
La disponibilità di documentazione, la rilevanza dell'argomento, la valentia dello studioso, contribuiscono infatti a far svettare di gran lunga tra i diversi contributi significativamente proprio quello dedicato al settore in cui 1*Anse-Imi è riconosciuto maestro, e cioè l'indagine dì Luigi Rossi sulla proprietà terriera ed i rapporti di produzione attraverso l'esame di cinque catasti fra il 1429 ed il 1835, che consente di coprire con efficacia ed equilibrio l'intero arco cronologico considerato, seguita a distanza, ma pur con spunti numerosi e diligenti scaturiti dalla ricerca sul campo, dallo studio di Daniela Nicolai Tau intorno alla vita quotidiana nella prima metà dell'Ottocento.
Storia dell'agricoltura ed antropologia, dunque, proprio i campi, del resto intimamente affini, privilegiati o quanto meno resi suscettibili di approfondimento moderno dal-l'Anselmi nel suo personale lavoro: il che implica inevitabilmente una minore concentrazione ed un minore aggiornamento in settori fondamentali che pur figurano nel volume, la storia ecclesiastica e religiosa, ad esempio, che Ennio Ercoli svolge in modo modestamente informativo, senza che l'Anselmi, nella nota introduttiva, mostri di turbarsene più che tanto. Incondizionata è, Invece, la sua adesione all'impostazione della ricerca di Joyce Lussu sull'insurrezione e l'insorgenza antigiacobine, che potrebbe essere comodamente datata 1883, così tradizionalisticamente risorgimentale e liberale, con tutte le virgolettature possibili, è la sua considerazione d'un fenomeno sociale imponente ed estremamente significativo nella sua valenza sovversiva di crisi e di retroguardia sotto orpelli reazionari, che va valutato ben al di là degli schemi delle orde sanfediste o del conformismo dei proprietari.
E poiché non più che espositivo è lo studio costituzionale della Mandozzi (anche qui ci si dovrebbe trasferire risolutamente dal giuridico nel sociale per ottenere qualche consistente risultato di struttura) ed un po' troppo tecnicistici risultano quello del Moroni sulla classe dirigente 0e finezze classificatorie dell'amico Zenobi possono giocare in merito qualche scherzo!) e quello demografico del Verducci (la monografia del Troli si fonda su elementi obiettivamente troppo esili) torniamo all'accennata coppia di contributi come ai più densi e stimolanti della silloge, concludendo la nostra Informazione con una sintesi di quello del Rossi, lo studio antropologico essendo di massima, anche come taglio di metodo, estraneo agli interessi della nostra rivista.
Il catasto del 1429, dopo la strutturazione trecentesca del contado ad egemonia cittadina, presenta una proprietà laica privata che raccoglie meno della metà dell'estensione comunale, a prevalenza boscosa ed incolta, nonostante le esenzioni ed i privilegi che si rilasciano in proposito a cittadini e forestieri, questi ultimi addirittura un terzo dell'intero ceto proprietario, il quale risulta abbastanza articolato e diffuso.
A metà Cinquecento, viceversa, l'estensione della proprietà laica privata si è accresciuta dell'80, con tutta probabilità a danno di quella ecclesiastica, ma relativamente è aumentata assai più la concentrazione, con largo sfoltimento dei forestieri, rafforzamento degli ebrei, caratterizzazione urbana del ceto, capillare ed intensa colonizzazione sul fondamento convergente della mezzadria e del cosiddetto lavoreccio.
A fine Cinquecento, la dimensione delle rese e la triplicazione del prezzo mettono in crisi il grano, esasperando la concentrazione proprietaria a danno del patrimonio pubblico e dell'insediamento colonico, la Chiesa tornando a controllare non meno di un quarto del territorio censito.
Soltanto con la diffusione della piantata si torna all'appoderamento sistematico, sicché nel 1.720 sia le famiglie che le strutture coloniche risultano fortemente incrementate, la proprietà assistendo a preponderanze ormai estremamente ristrette, ancorché illuminate, ed i benefici e le prebende gonfiando ulteriormente la disponibilità ecclesiastica.
Finalmente, dopo che a cavallo tra i due secoli il processo colonizzatore si è andato sempre più accelerando, portando con sé l'Inasprimento dei patti agrari, la modificata composizione del bestiame, e l'investimento commerciale e speculativo da parte dell'aristocrazia