Rassegna storica del Risorgimento
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1985
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pagina
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367
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Libri e periodici
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proprietaria <è questo il composito e mosso retroterra sociale dell'insorgenza) il catasto gregoriano del 1835 prende atto di questo stato di cose e sostanzialmente lo immobilizza fino all'unità, là dove riprenderà il discorso del secondo volume.
RAFFAELE COLAPIETRA
SERGIO DI NOTO, Gli ordinamenti del Granducato di Toscana in un testo settecentesco di Luigi Viviani; Milano, Giuffrè, 1984, in 8, pp. 300. L. 28.000,
Nella Collana dell'Istituto di Storia del diritto italiano e Filosofìa del diritto dell'Università degli Studi di Parma, Strumenti e Ipotesi, è recentemente apparsa l'edizione di un inedito testo della prima metà del XVIII secolo sugli ordinamenti del Granducato di Toscana. Si tratta del Compendio islorico del governo civile, economico e militare della Toscana del nobile fiorentino Luigi Viviani della Robbia, curato e presentato da Sergio Di Noto.
Lo scritto come rileva il curatore nella Premessa al saggio introduttivo era stato predisposto dal Viviani in occasione della designazione di don Carlo di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese e duca di Parma dal 1731 al 1734. a succedere nella guida del Granducato all'ultimo rappresentante della famìglia de' Medici. La crisi dinastica medicea, analoga e coeva a quella dei Farnese di Parma pure essi estintisì senza eredi legittimi, aveva occupato le più importanti cancellerie delle Corti d'Europa, interessate a sostenere le varie soluzioni successorie in una politica di equilibrio e di assolutismo propria della prima metà del Settecento. Sono note le vicende che portarono l'Infante spagnolo al possesso dapprima dei Ducati parmensi e alla conquista del Regno di Napoli poi. sì da dover rinunciare ai domini per i quali era stato chiamato in Italia. Nel 1757 il Granducato alla morte di Gian Gastone passerà a Francesco Stefano di Lorena, che vi avrebbe iniziato una dinastia destinata a governare in Toscana fino ali 'unificazione.
La presenza di più pretendenti e di contrapposti partiti toscani, gli uni favorevoli alla Spagna e a don Carlos, gli altri fautori dell'Austria e della successione imperiale, determinò la diffusione di scritti storico-giuridici e di relazioni miranti ad illustrare la realtà amministrativa dello Stato. In tale contesto deve porsi il memoriale del Viviani che per l'odierno interprete annota correttamente il Di Noto costituisce l'esposizione del diritto allora vigente nel Granducato e la descrizione degli istituti politici ed amministrativi, cosi come si erano venuti evolvendo dall'età comunale. Esso ci consente altresì di "cogliere le nuove idee che si andavano via via affermando in campo giuridico, con Io jus proprium tendente ad abbracciare un'area sempre più vasta della cosa pubblica e a limitare la portata dello jus commune, preludio al rinnovamento dottrinario del secolo dei lumi.
Nella Introduzione, ricca di riferimenti bibliografici, il curatore si sofferma sull'autore, sulla tradizione del manoscritto, sul contenuto e sulle fonti del Compendio, sulle principali analogie e differenze del testo toscano e alcune memorie redatte a Parma poco dopo l'estinzione di casa Farnese, già edite dal Di Noto in una precedente pubblicazione. Ma nel contempo è in grado di svolgere precise digressioni sull'ambiente pisano (quello della formazione culturale del Viviani), permeato da ideologie eterodosse che consentiranno lo sviluppo del riformismo e del giurisdizionallsmo illuministico toscano; di cogliere il lento e graduale processo di rinnovamento della storia giuridica ed istituzionale, volta ad una unificazione normativa ed al superamento del dualismo tra potere centrale e potere delle magistrature locali; di osservare come il mutalo spirito pubblico fosse in grado di produrre un nuovo tipo di pubblicistica ed un più impegnato e specialistico genere storiografico; di rilevare nello Sfato assoluto la presenza quantunque in nuce di elementi che caratterizzeranno Io Stato democratico, così come verrà teorizzato in Francia dalle costituzioni dell'epoca rivoluzionaria e fatto oggetto di ulteriore riflessione dagli scrittori politici del