Rassegna storica del Risorgimento
anno
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1985
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pagina
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381
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Libri e periodici 381
Perfetti osserva giustamente che a questo risveglio contribuirono tre fattori, strettamente collegati tra loro: la depressione economica del 1907-1908, la crisi bosniaca del 1908 e l'accresciuto interesse per i problemi dell'emigrazione. Forse, a definire la futura fisionomia del nazionalismo, valse soprattutto il primo di questi tre elementi, in quanto la depressione aumentò la conflittualità sindacale, contribuì a stimolare il senso di autodifesa del mondo imprenditoriale e. per questa via, incoraggiò il movimento ad assumere quel carattere di difesa e di esaltazione classista della borghesia che doveva poi conservare come uno dei suoi tratti principali; mentre la riduzione di opportunità di investimenti in Italia suggerì la ricerca di possibilità espansionistiche, che doveva essere alla base dello sposalizio tra nazionalismo e imperialismo.
Molto interessanti sono le pagine che Perfetti dedica ai rapporti tra nazionalismo e irredentismo. Dati gli orientamenti decisamente triplicisti dei nazionalisti italiani, in quanto essi vedevano nell'assetto della vita politica in Germania alleata con l'Austria un sicuro punto di riferimento privilegiato, il nazionalismo italiano fu a lungo piuttosto sordo ai richiami dell'irredentismo, che metteva in pericolo la Triplice e rischiava di distogliere l'attenzione del paese dai fini di espansione nell'Adriatico e nel Mediterraneo ai quali esso guardava come ad obiettivo primario.
La ricostruzione delle inchieste condotte per iniziativa nazionalista, oltre che delle figure dei suoi protagonisti, offre all'autore l'occasione per mettere in rilievo un'altra caratteristica del movimento nazionalista, e cioè il suo sforzo di suscitare l'interventismo della cultura nella vita politica italiana, il suo rivendicare la scelta di un ruolo pubblico, sia pedagogico che operativo, dell'intellettuale, ed anche il suo presentarsi, sotto il profilo dell'estrazione sociale, come un fenomeno piccolo e medio borghese, poiché i suoi esponenti, pur se si rivolgevano al mondo della borghesia industriale e produttiva, non provenivano da questa, ma erano, in prevalenza, studenti, avvocati, giornalisti, studiosi, scrittori.
Queste connotazioni osserva ancora Perfetti rendono ragione di un'altra caratteristica del movimento, e cioè il fatto che, in un'epoca in cui i partiti politici cominciavano ad acquisire le strutture di partiti moderni sia a livello di organizzazione, sia a livello di definizione ideologica, i nazionalisti si esprimevano ancora attraverso quello che si può definire un partito di opinione, debole nella sua articolazione organizzativa e costretto a cercare supporti cui appoggiarsi per tradurre in concrete realizzazioni i propri assunti teorici. Ciò. sia detto tra parentesi, doveva marcare una fondamentale differenza tra nazionalismo e fascismo, tra i quali, pure, furono così stretti i legami ideologici.
Perfetti non manca di sottolineare una delle fondamentali aporie del nazionalismo italiano, che doveva poi anche essere aggiungiamo noi alla base del fascismo e costituire uno dei motivi del crollo miserevole del regime di fronte alla prova della guerra. Enrico Corradini, al quale si deve la trasposizione della lotta tra borghesia e proletariato dal piano interno delle classi a quello internazionale con l'affermazione che esistono nazioni proletarie e che l'Italia apparteneva a questa categoria, e che come il socialismo aveva insegnato al proletariato il valore della lotta di classe il nazionalismo doveva insegnare all'Italia il valore della lotta internazionale, concludeva che se la lotta internazionale significava la guerra, ebbene che guerra fosse. Ma una guerra implica una attrezzatura produttiva bellica, che, comportando una contrazione nella produzione di beni di consumo, rende ancora più povera una nazione già povera, così che lo strumento invocato peggiora ancora il male al quale si vorrebbe con esso porre rimedio. E questo, poi, senza considerare il fatto che nella lotta internazionale è impensabile l'uso di strumenti tìpici della lotta di classe, come ad esempio l'arma dello sciopero o quella della serrata. Cosicché la lotta di classe fra le nazioni, di cui parlava Corradini, appare ad un esame realistico nulla più che un mito, destinato a stimolare la volontà di conquista e lo spirito di avventura delle nazioni meno provvedute; ma un mito quanto mai pericoloso, come la prova dei fatti avrebbe dimostrato.
Nei nazionalisti la Nazione e lo Stato venivano ipostatizzati, e Maurizio Maraviglia spingeva fino al paradosso questa impostazione quando affermava che l'interesse di una nazione coincide solo transitoriamente ed eccezionalmente con quello di determinate classi o persone, anzi il più delle volte è affatto indipendente e talvolta anche in contrasto non solo di determinate classi o persone, ma di luffe le classi e di tutte le persone (il corsivo