Rassegna storica del Risorgimento

anno <1985>   pagina <382>
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Libri e periodici
è nostro). E sempre nel medésimo passo di Maraviglia (ma le citazioni si possono molti­plicare) troviamo l'indicazione dei due pilastri sui quali il nazionalismo avrebbe voluto costruire l'edifìcio politico italiano: disciplina interna e guerra.
Con queste premesse, era fatale che il nazionalismo si rivelasse come movimento antidemocratico ed antiliberale. Nel 1911 L'Idea Nazionale sosteneva che il nazionalismo era ostile ad ogni riformismo, giacché riforma significa deviazione dello Stato dalle sue naturali funzioni di soldato, di gendarme, di diplomatico e di giudice, per farsi via via, ogni giorno di più esclusivamente, interprete e ministro della sacra e sovrana volontà popolare .
Ma questo precisarsi del nazionalismo come movimento antidemocratico fu causa di crisi per coloro che, come ad esempio Scipio Sighele, muovevano da una formazione democratica, ed egli si dimise infatti dal movimento nazionalista, seguito poi da un più folto gruppo al Congresso di Roma del 1912. A poco erano servite le distinzioni tra istituzioni democratiche e politica democratica fatte da Enrico Corradini e da altri colla­boratori dell 'Idea Nazionale', così come altrettanto ambiguo era il loro ragionamento ten­dente a svolgere un discorso articolato per quanto riguarda i rapporti tra nazionalismo e liberalismo e ad offuscare l'altrettanto forte nota antiliberale del nazionalismo.
Le ragioni concrete della politica, e l'impronta conservatrice e reazionaria del nazionalismo, lo indussero poi, nell'ultima fase della vita del movimento studiata da Perfetti, a incontrarsi con il mondo cattolico, tra l'altro sulla comune base della campagna antimassonica: nelle elezioni del 1913 una pattuglia di nazionalisti (Luigi Medici del Vascello, Luigi Federzoni, Romeo Gallenga, Camillo Ruspoli e Piero Foscari) entrò in Parlamento attraverso la partecipazione ai blocchi clerico-moderati; e nello stesso periodo (siamo ormai al 1913-14) si andarono facendo più stretti i legami tra nazionalismo e mondo industriale, con l'adesione al gruppo nazionalista torinese del vicepresidente della Fiat e presidente della Lega industriale torinese Dante Ferraris, il quale si impegnerà personalmente nella campagna per la sottoscrizione intesa a trasformare L'Idea Nazionale da settimanale in quotidiano e riuscirà a trascinare nella combinazione editoriale numerosi altri industriali, tra i quali Bruzzoni e Parodi, Breda ed Esterle. Di qui la scelta filopro­tezionista del movimento nazionalista attraverso le campagne per il sostegno dei dazi doganali e l'incremento delle spese militari. Sul piano ideologico si accentuava il carattere antisocialista del nazionalismo, in base all'assioma corradini ano che il socialismo è la conseguenza diretta della democrazia, e la democrazia è la conseguenza diretta del liberalismo . Ed è straordinario che il nazionalismo, con una patente contraddizione rispetto alla sua statolatria, sostenesse pour causel che di produzione e di proprietà del capitale dovesse essere decisamente difeso e salvaguardato il carattere privato, come si espresse al Congresso di Milano del 1914 la relazione Federzoni-Maraviglia.
Quel terzo Congresso fu l'ultimo del movimento nazionalista, ormai deciso ad assumere anche formalmente la fisionomia politica che si era venuta precisando, e cioè a trasformarsi in partito.
Malgrado i legami, cui si è già accennato, tra nazionalismo e fascismo, ad essi non presta molta attenzione Pier Luigi Zunino nel suo peraltro bel libro su L'ideologia del fascismo, che reca come sottotitolo Miti, credenze e valori nella stabilizzazione del regime, relativo perciò agli anni Venti e alla prima metà degli anni Trenta (Bologna, Il Mulino, pp. 430) e che si raccomanda sia per la sua impostazione metodologica, sia per la sua accurata ricostruzione attraverso lo spoglio di una grandissima quantità di voci anche minori, ma significative dell'ideologia e della propaganda del regime, sia per l'acutezza delle osservazioni critiche, sfa infine per il bellissimo italiano in cui è scritto (ciò che non è poi tanto consueto nelle opere della corporazione degli storici). Certo è che il libro di Zunino presenta fi quadro più completo e l'analisi più approfondita dell'ideologia fascista di cui oggi si disponga.
Per quanto riguarda i rapporti tra nazionalismo e fascismo, ci limitiamo a citare questo passo: Nel quadro delia ideale società comunitaria (che nasceva sulle ceneri della distinzione tra statuale e civile) svolgeva una funzione di grande rilievo quello che costituisce uno degli aspetti più conosciuti del fascismo, e cioè il suo substrato nazionalista.