Rassegna storica del Risorgimento
MOLISE STORIA SEC. XIX
anno
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1985
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pagina
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403
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FONTI E MEMORIE
STRUTTURE AMBIENTALI E SOCIALI DEL MOLISE OTTOCENTESCO *
Tre grandi avvenimenti caratterizzano e sottolineano, sotto il profilo che in questa sede maggiormente ci concerne, l'apertura del secolo XIX nel Molise, il terremoto del 26 luglio 1805, l'istituzione della provincia tra l'agosto e il settembre 1806, l'alluvione del settembre 1811.
Essi, come vedremo nel dettaglio più avanti, coerentemente convergono a modificare in maniera radicale uno stato di cose su cui il giudizio del Longano e del Galanti era stato significativamente concorde, e cioè essenzialmente la frattura tra la Beozia, per dirla incisivamente con l'abate di Ripalimosani, dell'alto Molise, stretto intorno ad Isernia e Trivento, infingarde, per tutti i versi meschine, con poche arti, una languida agricoltura, gente rozza e miserabile, ed il contado vero e proprio, l'Attica, naturalmente, che poteva vantarsi se non altro della piccola quanto pregevole città di Campobasso, la sola che racchiudesse le arti e i comodi della vita, e dove si osservasse qualche cultura, grazie alla tradizione tardo-giannoniana di un grande proprietario armentario come Alessandro Petitti ed all'illuminato paternalismo della fresca nobiltà di Francesco De Attellis da Lucito, un'aspirazione, quanto meno, al plaisir de la vie che l'austero Longano non esitava addirittura a condannare come lusso e mollezza, *>
Al di là di questi intellettualismi e moralismi, peraltro, rimaneva vivissima in entrambi gli scrittori, così civilmente impegnati, la consapevolezza di un ritardo gravissimo nello sfruttamento delle risorse, non solo la distruzione sistematica della seta ad opera dell'usurpazione borghese a Guardiaregia, alle falde del Matese, ma nella stessa Campobasso le acque finalizzate esclusivamente agli orti, in funzione di sussistenza se non propriamente di esteriorità fine a se stessa (Le case sono come i fiori, i quali non durano se non che una sola stagione) mentre nell'intera zona esse si spartivano tradizionalisticamente tra pastorizia ed agricoltura, senza alcuna presenza di artigianato produttivo, a non parlare del Matese vero e proprio, della difficoltà del governo territoriale del Biferno attraverso i
* Il testo segue di massima lo schema di una conversazione tenuta ad Isernia nel gennaio 1984. Per una più ampia e compiuta valutazione del problema, soprattutto nei suo! precedenti storici, mi permetto dì rimandare al mio contributo al quinto volume della Storia del Mezzogiorno, mentre scrivo (giugno 1985) in corso di stampa presso le Edizioni del Sole di Napoli-Roma.
D Ho letteralmente parafrasato le ben note espressioni di F. LONGANO, Viaggio per lo contado di Molise, a cura di RENATO LALLI, Isernia, Marinelli, s.d. [ma 1979 I ediz. 1788], pp. 55-56 e 64 sgg. e di G. M. GALANTI, Della descrizione geografica e politica dette Sicilie, a cura di FRANCA ASSANTB e DOMENICO DEMARCO, Napoli, ESI, 1969, voi. I. tomo II, pp. 426 e 439.