Rassegna storica del Risorgimento

MOLISE STORIA SEC. XIX
anno <1985>   pagina <410>
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Raffaele Còlapìetra
Se perciò il ponte sul Volturno a Monteroduni, inaugurato nel 1836, stava a riaffermare un vincolo particolare con Napoli, ora non più soltanto annonario, ma burocratico e professionistico, da parte di un Molise che il colera dell'anno successivo avrebbe ulteriormente depresso delle zone già subalterne d'Isernia e di Larino, questa burocrazia e questa professionalità si articolavano in senso accentuatamente privatistico, contro gli interessi comunitari a Campobasso, dove i vecchi demanisti settecenteschi, con in testa Eugenio Salottolo, non a caso sottointendente, bloccavano il piano regolatore, e l'espansione del borgo secondo le proprie particolari vedute, 2V> al di sopra di essi ad Isernia con Stefano Iadopi, che faceva sottentrare una terza fase di affarismo riformistico, legata anche qui significativamente al proprio personale esercizio della sottointendenza, ai prestiti del nonno Giuseppe ed ai lumi del padre Vincenzo, donde un espandersi della divari­cazione nei confronti del mondo parassitario postfeudale dei Laureili, dei De Lellis, dei Melogli.22*
Questo rigido privatismo economico trova i suoi nuovi interpreti culturali nell'aggiornato spiritualismo di Domenico Trotta, aperto al con­fronto con Kant e Cousin, nel purismo consapevolmente nazionale di Raffaele Pepe, Alfonso Filipponi, forse soprattutto Michelangelo Ziccardi, la cui opera storiografica s'indirizza al recupero del municipalismo roman­tico (/ Cappuccini in Campobasso, 1841) mentre quella amministrativa tende ad un'altrettanto sintomatica ripresa dei rapporti con la Capitanata, valida indirettamente a denunziare rinsufficienza del rapporto privilegiato con Napoli, così sotto il profilo commerciale come sotto quello intellettuale, pur suggellato, nel 1845, dall'apertura della carrozzabile per Termoli, che prefigura la linea dei fiumi deU'imniinente impostazione ferroviaria, e, due anni più tardi, dal viaggio di Ferdinando II.23)
L'uomo di questo momento tipicamente prequarantottesco, il pendant campobassano di Stefano Iadopi, è Nicola De Luca, ma con una diversifi­cazione importante, non il vecchio ceto demanista più o meno illuminato, bensì la piccola e media borghesia intellettuale progressista che si è andata facendo gradatamente le ossa, attraverso la successione, nel 1843, a Raffaele Pepe nella segreteria della società economica e, l'anno dopo, l'opuscolo Condizioni economiche del Molise, una candidatura coerente, in poche parole, all'egemonia sul Quarantotto (che De Luca non a caso interpreterà in senso più radicale rispetto a Iadopi, firmando la protesta Mancini) dopo che Ziccardi, con la sua immatura scomparsa, ha sostanzialmente concluso la lunghissima Restaurazione molisana.
A Monteoliveto, peraltro, De Luca e Iadopi, già in grado di precosti­tuirsi luogotenenti e successori che avrebbero strutturato questo tipo di egemonia, anche grazie alla capillarità massonica, fino al fascismo, Ferdi-
2I> A. MANCINI, Comunisti e demanisti 1835-1875, Campobasso, 1937.
22) MATTE!, op. cit., IH, pp. 12-19.
23) P. A. DE LISIO - S. MARTELLI, Lingua e cultura nell'800 meridionale - Un'area regionale: il Molise, Salerno, 1978, passim, R. LALLI, La sagra del misteri a Campobasso, Campobasso, 1976, p. 33, D'ANDREA, Strade cit.. pp. 212-215. Si noti, durante la visita del sovrano a Termoli, l'impostazione d'un sommario piano regolatore su cui G. D'ANDREA, Termoli nelle sue memorie, Termoli, 1930, p. 81.