Rassegna storica del Risorgimento
MOLISE STORIA SEC. XIX
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1985
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// Molise ottocentesco
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nando Cannavìna e Lorenzo Iaeampo, si sarebbero trovati a fianco ancora gli uomini del 1820, il Colaneri e soprattutto Gabriele Pepe, col suo famoso discorso del 1 agosto 1848 per il ritorno ai parlamenti delle università che, con l'assoluta immobilità proprietaria del Basso Molise controllato da Nicola Campofreda, l'uomo che trent'anni prima aveva eliminato il brigantaggio dei Vardarelli, ben meno strumentalizzabile di quello di Fulvio Quici, e con l'aspra piattaforma anticontadina fornita da Pasquale Albino e Domenico Bellini al loro foglio liberaleggiante II Sannita, stava a documentare il permanere di un retroterra schiettamente conservatore ed agrario, tale da imbrigliare anche le più timide velleità riformistiche dei liberali alla luce magari di un paternalismo durissimo a morire, quale quello che nel 1853 avrebbe ispirato i ben noti Discorsi agrari parrocchiali di Luigi Mucci a Sepino.24)
Fin dal maggio 1845, intanto,25) il consiglio provinciale di Molise aveva prospettato la convenienza di un attraversamento ferroviario dell'Appennino lungo le valli del Calore, del Tammaro e del Biferno, impostazione che De Luca era pronto a riprendere l'anno successivo a nome della società economica, e che quest'ultima avrebbe fatto propria ancora nel 1851, quando il suo segretario era in carcere per motivo politico, a confermare la serietà di un problema le cui virtualità potenziali venivano evidentemente valutate, o piuttosto immaginate, assai più consistenti e pressoché taumaturgiche che non quelle effettive.
Le vicende del 1860 avendo ribadito, quanto meno provvisoriamente, in attesa dell'avvento diretto al potere da parte della Sinistra proprietaria qualche anno più tardi, l'egemonia tardoquarantottesca del liberalismo professionistico alla De Luca rispetto all'isolamento del Iadopi nei confronti dell'alto Molise post feudale, notabilare e parassitario, che poteva ormai fare a meno della sua mediazione, e nella compatta solidarietà subalterna della grande proprietà usurpatrice nel basso Molise, il profondo rimaneggiamento amministrativo collegato con la creazione della provincia di Benevento emarginò strutturalmente Campobasso almeno altrettanto di quanto viceversa ne veniva riaffermato il predominio politico275 conferendo al problema ferroviario, soprattutto per il capoluogo, un significato di rivalsa o addirittura di giustificazione e di sopravvivenza abbastanza distante, nella sua dimensione municipale, dalle enfatiche potenzialità delle prospet
to Sul De Luca, oltre l'opuscolo, si veda LALLI, Raffaele Pepe cit., passim, sul Quarantotto in genere ZARRILLI, op. cit., pp. 91-123, passim.
25) Seguo largamente per questa parte conclusiva il mio saggio Ferrovie e territorio net Mezzogiorno: il caso del Molise, in Città e territorio nel Mezzogiorno fra '800 e '900, a cura di R. COI.API.ETRA, Milano, 1982, pp. 21-87.
26) Su di esse e in corso di stampa mentre scrivo, ad iniziativa e cura dell'Archivio di Stato di Campobasso, una mia conversazione tenuta nel giugno 1983 a conclusione delle manifestazioni garibaldine sul tema Garibaldi, il Mezzogiorno, il Molise: quale rapporto?
27) ili capoluogo vedeva infatti compromessa la propria felice centralità così dalla perdita dell'intera valle del Tammaro In direzione di Benevento come dall 'innaturale acquisto compensativo della zona di Venafro.