Rassegna storica del Risorgimento

MOLISE STORIA SEC. XIX
anno <1985>   pagina <413>
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// Molise ottocentesco
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sarà Berardino Mascione, rappresentante prowinciale di Castropignano che col tratturo, il ponte sul Bifemo e il passaggio ferroviario del fiume, sarebbe stata al centro di quella complementarietà, ad accentuarla prontamente sulla grande strada progettata da Campobasso ad Agnone, ed intitolata a Gari­baldi, ma soprattutto sul percorso alla sinistra del Biferno, un'etichetta ormai chiaramente localistica, che interessava quaranta comuni e centomila cittadini, ma si contrapponeva con altrettanta nettezza agli interessi ed alle aspirazioni dell'alto Molise, accentuando la divaricazione all'interno della provincia, sulla quale sormontava agevolmente, ma con sostanziale sterilità strutturale, il geloso municipalismo di Campobasso e del suo deputato, non a caso Leopoldo Cannavina.
Noi potremo perdere la nostra autonomia provinciale sol perché tutti gli abitanti oltre il Bifemo, essendo da noi per natura disgiunti e non congiunti per arte, potrebbero far parte integrante di altra provincia al cui capoluogo potrebbero accedere senza divenire vittima delle onde ed essere ingoiati dale frane.32) Lo dimostra il niun commercio di quella parte della provincia con Campobasso per lo corso di un terzo dell'anno almeno. La vera vita della provincia in genere, e di Campobasso in particolare, si è quella di ottenere la ferrovia e lunghe strade provinciali che, nel rendere questa città l'emporio del commercio delle nostre contrade, immettano con più facilità e risparmio di trasporto le proprie derrate sulla ferrovia.
Ma neppure spostandosi sulla destra del Biferno e, per così dire, inventando la valle del Cigno quale asse portante del territorio del Basso Molise, come aveva fatto il progetto dell'ingegner Luigi Dau sin dal feb­braio 1863, constatando a sinistra non solo la difficoltà tecnica della fra-nosità del terreno, ma soprattutto l'irreversibilità della depressione sociale organica dell'ambiente, neppure con questa netta inversione di tendenza, che sarebbe risultata alla lunga, com'è noto, vincente, la complementarietà strutturale fra strada e ferrovia sarebbe stata conseguita e neppure seria­mente impostata, se è vero che nell'aprile 1865, dopo che nel dicembre precedente il consiglio comunale d'Isernia aveva ribadito in merito la sua intrattabilità unanime
Non si ha pensiero di spendere un solo centesimo per la linea di Campobasso, come quella che non tocca neppure i lembi del circondario d'Isernia
il prefetto Alfonso De Caro doveva rivolgersi ai consiglieri provinciali con linguaggio non dissimile nella sostanza, ma assai più risentito nella forma, rispetto al suo collega Arditi due anni innanzi:
Che la vostra provincia abbia bisogno di strade è cosa tante volte detta e ridetta che sarebbe noioso ripeterla ancora. Che le popolazioni si querelino per l'abbandono in
32) Va sottolineata quest'espressione, tutt'altro che apocalittica, a confermare nel Biferno, come già s'è visto a proposito dell'alluvione del 1811, il protagonista autentico della storia del territorio nel Molise ottocentesco.