Rassegna storica del Risorgimento

GRANADA (NICARAGUA) COMUNIT? SARDA 1851
anno <1985>   pagina <424>
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Phillip Kenneth Come
metà del camino fra questa e Leone, da dove è probabile siano usciti i nemici ad incon­trarle. Si parla di 2000 uomini mandati in aiuto del Governo; da quelli de S. Salvador ed Honduras ma non è del tutto sicuro
Le male voci sparse ad arte contro gli Stranieri continuano: forse, per metterli di bianco alla gente in caso di un disastro; ed anche per parte dei membri del Governo, e la circolare che ho avuto l'onore di acchiudere all'E.V. loro increbbe all'estremo giacché vogliono obbligare gli Stranieri a prendere le armi in loro favore; a fra mille tracotterie, alle quali ricusandosi uno come di diritto lo tengono per nemico.
Purtroppo la corrispondenza granadina ritrovata si ferma qui. Quello che, però, esiste, sebbene non getti alcuna luce sulla presenza avventurosa di Garibaldi in Nicaragua, ci spiega chiaramente la difficile situazione poli­tica in cui i sudditi sardi si trovavano nei giorni subito dopo la sua partenza precipitosa dal paese. Con la scoperta di questa documentazione, possiamo far rivivere la comunità sarda granadina di allora con tutte le sue ansie e le sue tensioni, ma anche le sue vive speranze. Il buon senso che sta dietro la decisione del Console di dimostrarsi al di sopra della politica di parte in una situazione dove *la gente si divideva in fazioni, riattivando gli odi antichi fra Granada e Leon era anche un atto di notevole coraggio: i sardi rischiavano, infatti, di perdere l'appoggio e l'amicizia di tutti.
Troppo spesso leggiamo delle comunità italiane all'estero anche di quelle contemporanee senza forse pensare che vivono come noi e forse più di noi una vita con momenti di crisi provocati da sfavorevoli eventi esterni. Attraverso le poche parole del Console Giacomo Santiago Mar-cenaro, dunque, abbiamo la possibilità di constatare come la comunità sarda, laboriosa e tranquilla in una patria non sua, pubblicamente e corag­giosamente prese la decisione di essere in blocco contraria alla follia contagiosa della rivoluzione. Di fronte alla minaccia di coinvolgimento nelle maglie di una guerra civile crudele ed inutile, prese posizione a favore del rispetto per la proprietà privata e per la vita umana.
Però, malgrado quest'apparente pacifico atteggiamento, possiamo per­cepire che nell'intimo di Giacomo Marcenaro si muoveva uno spirito indo­mabile, persino aggressivo. Per costui una decisione presa diventò una decisione da difendere. In questo era proprio figlio di suo padre Antonio: anche questi, nella prima lettera, quella senza numero, del 1846-1847, indi­rizzata al Prefetto Dipartimentale di Granada, contestò una tassa che rite­neva applicata ingiustamente; si rivelò quel tipo di uomo che non ammette di fare marcia indietro una volta che abbia preso una posizione. Scrisse, infatti, senza temere le conseguenze della sua inflessibilità:
Mi permette il dirgli, Signor Prefetto, che il Governo che vuol farsi rispettare deve cominciare co! rispettare agli altri, e mantenere in buon piede con Essi le relazioni che abbia Stabilito, e in mancanza di queste, quelle che generalmente riconosce il diritto delle genti-
Parole queste che non hanno il valore contingente di contestazione di una tassa ingiusta nel 1846 ma un valore sempre attuale tanto da poter essere usate per difendere la posizione presa da suo figlio nell'agosto 1851 e comunque quella di chiunque voglia la pace nella libertà. -