Rassegna storica del Risorgimento
GUERRA MONDIALE 1914-1918; INTERVENTISMO; STORIOGRAFIA ITALIA
anno
<
1985
>
pagina
<
468
>
468 Carlo Maria Fiorentino
esponenti più anziani, a lontane ma sempre vive passioni neutraliste o interventiste. 5)
Doveva essere proprio uno storico della vecchia generazione, Luigi Salvatorelli, già convinto neutralista nel 1915, a dare il via alla revisione dell'interpretazione patriottica dell'intervento. In un articolo del 1950, pur non contestando la legittimità dell'intervento, lo storico umbro sosteneva che tutta l'azione del governo Salandra nella fase precedente l'entrata in guerra del nostro paese, poteva considerarsi un vero e proprio colpo di Stato (il primo attuato con il consenso della monarchia, seguito da quello di Mussolini nel 1922 e di Badoglio del 1943).
La colpa maggiore di Salandra e del Re consisteva, per Salvatorelli, nell'aver taciuto a Giolitti, capo della maggioranza parlamentare, dell'impegno preso dallo Stato italiano con la sottoscrizione del Patto di Londra nei confronti delle potenze dell'Intesa. Se Giolitti ne fosse stato messo al corrente tempestivamente avrebbe usato tutta la sua influenza per convincere la parte politica di cui era il leader ad accettare il fatto compiuto, cioè l'entrata in guerra dell'Italia a fianco dell'Intesa, in un clima di concordia nazionale anziché di profonda rottura tra governo e Parlamento. Ma, concludeva Salvatorelli, c'era in Salandra e nello stesso Sovrano la volontà di liquidare il giolittismo e con esso, e prima di esso, lo stesso Giolitti. >
Proprio lo stabilire la conoscenza o meno di Giolitti dell'impegno preso dal governo e dallo Stato italiano con la sottoscrizione del Patto di Londra ha contribuito ad alimentare la polemica sull'intervento da parte degli studiosi già neutralisti e di quelli già interventisti.9*.
Cesare Spellanzon, confermando la tesi di Salvatorelli sull'ignoranza di Giolitti del Patto di Londra, coglieva l'occasione per riaffermare il suo
5) Ancor oggi , ha scrìtto NINO VALERI, i vecchi superstiti di quella polemica ribattono sul chiodo della loro persuasione, interventista o neutralista, come se tutto ciò che è successo da allora fosse sempre legato alla scelta della loro remota giovinezza (Dalla belle epoque al fascismo, Roma-Bari, 1975, p. 26). Dello stesso VALERI cfr. a tal proposito anche La bilancetta della storiografia moderna, in Itinerari, settembre 1960, p. 352.
6) Sulla figura e l'opera di Salvatorelli, oltre W. MATURI, Interpretazioni del Risorgimento, Torino, 1962, pp. 550-567, cfr. anche L. VALIANI, Salvatorelli storico dell'unità italiana e del fascismo, in Rivista storica italiana, ottobre 1974, pp. 723-749 e G. GALASSO, Forze storiche e vita morale nell'opera di Salvatorelli, in Rivista storica itatliana, aprile 1980, pp. 412-426.
7) L. SALVATORELLI, Tre colpi di Stato, in II Ponte, aprile 1950, pp. 340-350.
?) L. SALVATORELLI, Tre colpi di Stato, cit., pp, 343-346. Dello stesso SALVATORELLI cfr. Giolitti ignorava il Patto di Londra, in La Nuova Stampa, 22 marzo 1952; 1D., Del nuovo su Giolitti e il Patto di Londra, in La Nuova Stampa, 12 dicembre 1957. Cfr. anche M. DELLE PIANE, // problema dell'intervento italiano nella prima guerra mondiale, in Il Ponte, gennaio 1964, pp, 58-79, il quale osserva che se è improprio parlare di "colpo di stato" perché formalmente il,modo di agire del sovrano fu corretto, tuttavia che si sia potuta usare tale definizione e con fortuna, ha pure un suo significato (p, 72).
9) Cfr. R. LUZZATTO, La polemica intorno alla presunta o reale conoscenza del Patto di Londra da parte di Giolitti, in // Risorgimento, gennaio 1962, pp. 110-123.