Rassegna storica del Risorgimento
GUERRA MONDIALE 1914-1918; INTERVENTISMO; STORIOGRAFIA ITALIA
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1985
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Carlo Maria Fiorentino
passato, e che, anzi, andava con certo compiacimento e civetteria, filtrando attraverso la propria memoria un avvenimento di grande portata storica come la guerra del '15-'18, con risultati affatto unilaterali che non tenevano conto -degli aspetti più profondi, fuori dalle singole biografie, che furono all'origine di questo avvenimento.
Ma unilaterale, come abbiamo già anticipato, pur se di un livello scientifico superiore perché più attenta alla realtà politica, sociale ed economica (ma non diplomatica e internazionale) nell'analisi delle cause dell'intervento, doveva rivelarsi anche la storiografia marxista (fiancheggiata, in parte, da quella cattolica e da quella radicale), che, pur con alcune esitazioni, ha mantenuto sino ad oggi il proprio giudizio negativo sull'intervento, studiato con prevalenti intenti ideologici, al fine di dimostrare i caratteri "prussiani", quando non "sudamericani", dello Stato liberale e della sua classe dirigente.37*
Alberto Caracciolo, per esempio, a cui si deve uno dei primi e più lucidi scritti della storiografia marxista sull'argomento,38) non sembra trarre le dovute conclusioni dal quadro che ha tracciato sulla situazione politica ed economica italiana e internazionale alla vigilia del conflitto mondiale. Soprattutto non ha tenuto conto e questo rilievo dovrebbe essere esteso non solo ai rappresentanti della storiografia marxista, ma anche a un largo settore della storiografia nel suo complesso, che ha studiato l'intervento in maniera alquanto settoriale e a digiuno, spesso, della problematica internazionale delle ragioni storiche che spinsero l'Italia all'intervento; come scarsa sensibilità storica ha dimostrato per la cultura politica degli uomini che avevano responsabilità di governo in quel tempo, il loro senso del dovere da compiere al di sopra delle parti e ai servizio dello Stato. Caracciolo ha parlato di mutato quadro storico internazionale, non più caratterizzato dalla pacifica spartizione dei mercati da parte delle grandi potenze , ma da nuovi rapporti internazionali, dove ogni nuova espansione di un gruppo capitalistico o di uno Stato andava a cozzare direttamente contro interessi già stabiliti ;35) e si è soffermato sugli interessi di alcuni settori del mondo economico italiano per la guerra, ed in particolare per l'espansione balcanica, verso la quale in primo luogo la nostra industria pesante comincia a guardare con simpatia perché vi intravede un mercato aperto, arretrato, capace di assorbire la sua produzione . Ma ha anche puntualizzato come, nonostante il legame tra i grandi monopoli e la direzione dello Stato, le orìgini economiche della guerra non sono così evidenti e facili da determinare, in quanto le cose avvengono in Italia con peculiarità e sfumature che non permettono di cavarsela soltanto con un riohiamo a certi caratteri generali del capita
si Sulle motivazioni di fondo della storiografìa marxista, efr. R. ROMBO, Risorgimento e capitalismo, Bari, 1959, pp. 10-11; e G. GALASSO, // potere e i rapporti tra le classi, te AA.W., L'Italia unita nella storiografia del secondo dopoguerra, cit., pp. 14 e sgg.
3) A. CARACCIOLO, L'intervento italiano in guerra e la crisi politica del 1914-15, in Società, settembre 1954, pp. 809-826 e novembre 1954, pp. 8964012.
39) Ivi, p. 1007.
4 Ivi, p. 998.