Rassegna storica del Risorgimento
GUERRA MONDIALE 1914-1918; INTERVENTISMO; STORIOGRAFIA ITALIA
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1985
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480
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480 Carlo Maria Fiorentino
italiano, se poteva sussistere un calcolo di politica interna nella scelta del maggio 1915 (ma qualunque fosse stata la scelta, era nell'ordine delle cose che il governo in carica avrebbe cercato di trarne tutti i vantaggi per un suo consolidamento nel paese), questo calcolo fu storicamente subordinato a quello di politica internazionale, e a quella stessa tradizione diplomatica che oltre mezzo secolo prima aveva avuto in Cavour un esemplare e sempre celebrato realizzatore.67)
Gli stessi studiosi di formazione liberale, meglio disposti per una riconsiderazione scientifica delle motivazioni che condussero all'intervento, con una attenzione particolare alla problematica politico-diplomatica, hanno spesso denunciato qualche imbarazzo nell'espiimere un giudizio finale sull'intervento stesso, anch'essi in qualche modo condizionati dai giudizi negativi di altre tendenze storiografiche che pure si apprestavano a controbattere. Federico Chabod, per esempio, che in una breve sintesi ha ricostruito le fasi salienti della politica estera dell'Italia liberale, si è soffermato in maniera alquanto estrinseca sulle motivazioni che portarono alla rottura con la Triplice Alleanza e all'intervento, anche se ha avuto il merito di averle inquadrate nel più vasto affresco della storia del nostro paese negli
l'intervento italiano nelle pubblicazioni dell'ultimo ventennio, in Rivista storica italiana, luglio 1966, pp. 584-613. Sul clima politico internazionale di fine Ottocento e inizi del secolo XX, sempre valide le pagine di B. CROCE, Storia d'Europa nel secolo decimonono, Bari, 1932 (2" ed.), pp. 325-349 e le osservazioni (seppure limitate solo alla seconda metà dell'Ottocento) di F. CHABOD, Storia della politica estera italiana, voi. I, Le premesse, Bari, 1951. Cfr. pure quanto ha scritto di recente A. J. MAYER, The persistence of the Old Regime. Europe to the Great War, New York, 1981 (trad. it., // potere dell'ancien regime fino alla 1" guerra mondiale, Bari, 1982).
67) Bisogna pure tenere presente che una delle questioni che più afflissero la classe dirigente italiana, o, almeno, quella favorevole all'intervento, com'è ampiamente documentato dalle memorie e dai carteggi dei protagonisti, non sempre studiati con la dovuta attenzione, fu quella delle conseguenze per l'Italia della sua neutralità, delle possibili ritorsioni da parte delle potenze vincitrici. Cfr., a questo proposito, tra gli altri, O. MALAGODI, Conversazioni della guerra. 1914-1919, a cura di B. Vigezzì, Milano-Napoli, 1960, p. 40; L. ALBERTINI, Epistolario 1911-1926, a cura di O. Bariè, voi. 1, Dalla guerra di Libia alla Grande Guerra, Milano, 1968, pp. 281-282.
Nulla di nuovo apporta alla comprensione dei fatti il libro di A. RÉPACI, Da Sarajevo al maggio radioso . L'Italia verso la prima guerra mondiale (Milano, 1985), che rappresenta un ulteriore tentativo di riconsiderare le fasi salienti che portarono all'intervento, se non nell'ottica cara alla storiografia marxista (Répaci, storico non di professione, è piuttosto da collocare nel campo della storiografia radicale di cui sembra condividere il rimpianto per ciò che avrebbe potuto significare l'intervento e invece non significò), come opera deleteria di Antonio Salandra, artefice primo delle sventure che durante il trentennio successivo colpiranno la vita politica e sociale dell'Italia (p. 409). 11 limite maggiore di questo libro, oltre uno stile che scade spesso al livello di giornali scandalistici, 6 quello a dispetto di quanto ha sostenuto R. Luraghi nella Prefazione, secondo cui l'A. ha saputo usare ampiamente le carte Sonnino che gli hanno così consentito giudizi che in gran parte capovolgono i luoghi comuni di cui la scena era ed è ingombra (pp. 7*8) di non avere sfruttato in maniera compiuta i documenti diplomatici italiani e stranieri e le stesse memorie dei protagonisti per quanto concerne la ricostruzione dell'azione diplomatica svolta dal governo nel 1914-M5. Dello stesso Carteggio e Diario di Sonnino si fa un riferimento minore rispetto, per esempio, agli scritti di un D'Annunzio o di un Marinetti. Inoltre, molti dei giudizi espressi dall'A. su uomini