Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA MONDIALE 1914-1918; INTERVENTISMO; STORIOGRAFIA ITALIA
anno <1985>   pagina <484>
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Carlo Maria Fiorentino
prime, i suoi squilibri, le sue strozzature, le sue crescenti difficoltà opera­tive; e ripropose in primo piano il problema degli approvvigionamenti, della sicurezza degli scambi, della dislocazione dell'economia industriale del Nord all'interno dell'area economica europea e del mercato interna­zionale .*> Per il rifornimento delle materie prime, in particolare, non potendo contare sui suoi antichi alleati, Austria e Germania, l'Italia avrebbe potuto ricevere ossigeno solo da Inghilterra e Francia.87)
La prospettiva che l'Italia, pur senza entrare in guerra accanto all'Intesa, avrebbe potuto far conto sui rifornimenti dagli Stati Uniti, che difendevano allora tenacemente la loro neutralità e il diritto di commerciare con ì paesi non belligeranti, non rientrava nelle ipotesi degli uomini politici, né nei calcoli degli ambienti economici. In realtà, qualora il nostro paese avesse voluto ricostituire le sue scorte e incrementare i suoi approvvigio­namenti per alimentare il commercio con i paesi belligeranti, sarebbe stato costretto a far ricorso ad un'ingente mobilitazione di mezzi finanziari, non esclusi altri prestiti e investi­menti stranieri. Ma appare poco probabile che tutto ciò potesse realizzarsi in presenza di ima situazione politica interna quanto mai precaria, caratterizzata da dure contese polìtico-sociali, e in condizioni internazionali di mercato sempre più difficili per l'insicu­rezza degli scambi, le perturbazioni valutarie e la caduta del precedente sistema multi­laterale dei rapporti commerciali e finanziari. Peraltro, mai come nei mesi precedenti la guerra s'era inasprita la concorrenza nei Balcani fra gli interessi italiani e quelli austro-tedeschi mentre l'industria italiana e quella tedesca, entrambe caratterizzate da un eccesso di produzione e da una forte esuberanza di capacità tecniche e imprenditoriali, sì stavano fronteggiando duramente in America latina. Inoltre, proprio tra il 1912 e il 1914, ancora in tempi di pace, il governo italiano s'era reso conto direttamente, alla sua prima sortita ufficiale nella ricerca di nuove combinazioni finanziarie internazionali per i piani espan­sionistici nei Balcani, come fosse pressoché impossibile procurarsi consistenti capitali nei paesi dell'Europa occidentale senza precisi affidamenti di revirement della sua politica estera.87)
In questo contesto, l'intervento dell'Italia a fianco dell'Intesa appariva pressoché inevitabile, anche per l'inquietante prospettiva politico-sociale di una vasta disoccupazione operaia e della sorte di tanta parte di risparmi privati immobilizzati in impiantì industriali e in rischiose speculazioni, [che] contribuirono a creare un clima favorevole alla ricerca di uno sbocco ecce­zionale alla congiuntura e di più sicure alleanze per inserirsi nella situa­zione bellica creatasi dopo l'agosto 1914 .
Il percorso storiografico (dal 1950 a oggi) sin qui tracciato non può consentire di trarre un bilancio compiutamente positivo sulle diverse cor­renti interpretative dell'intervento italiano nella prima guerra mondiale. Toni ideologici assai accentuati e residui polemici di un passato ancora troppo vivo non hanno favorito un giudizio storico maturo e pienamente consapevole, che tenga conto dei vari fattori che spinsero all'intervento, senza tralasciare le motivazioni politiche e soprattutto culturali e psico­logiche degli uomini che ne furono i protagonisti. Un giudizio storico, anche,
86) Ivi, p. 202.
**> hi, PP. 203-204. ) Ivi, p. 204.