Rassegna storica del Risorgimento
GUERRA MONDIALE 1914-1918; INTERVENTISMO; STORIOGRAFIA ITALIA
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1985
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La storiografìa sull'Intervento del 1915 485
che nasca dalla consapevolezza che la guerra, che travolse una generazione e condizionò quelle successive, trascese le stesse singole realtà individuali, cogliendone il significato più profondo. Carlo Morandi, spiegando le ragioni del primo conflitto mondiale, ha scritto in una sua bella pagina ohe di là dai dissidi più palesi esistenti tra le nazioni che dovevano affrontarsi in guerra, si manifestava l'inconciliabilità di opposte formazioni civili, di mentalità e di tradizioni irriducibili ,
I nazionalismi e gl'imperialismi esasperati, le tendenze attivistiche e i miti della violenza che fermentavano nell'ardente atmosfera europea, non facevano che sottolineare ed acuire siffatte antitesi, quasi a preludio della guerra inevitabile. Vi erano, senza dubbio, i grandi antagonismi in giuoco, primo tra tutti quello angle-germanico con l'enorme portata dei suoi interessi marittimi, commerciali e finanziari, con le sue ambizioni di dominio. In realtà, si è combattuto anche per quelle ragioni e aspirazioni, ma si è combattuto soprattutto per qualche cosa di più alto e vitale. Perché, in definitiva, tutte le disparità e le materiali ingiustizie esistenti tra i popoli non possono portare alla guerra se non alla condizione di venire assunte in una sfera non materiale, di essere sentite e interpretate come antitesi di ordine morale. *W
Antitesi di ordine morale, si potrebbe aggiungere, che furono assai manifeste nella guerra dell'Italia contro l'Austria-Ungheria, le cui origini politiche e culturali vanno ricercate nel remoto passato della nostra storia. Proprio riconsiderando tutto il cammino compiuto dal nostro paese negli ultimi due secoli con Io sguardo sereno dello storico che non giudica per emettere una sentenza di condanna, ma che tutto comprende in una visione elevata, che supera le passioni individuali, la guerra iniziatasi nel 1915 sembra perdere il carattere drammatico di una cronaca che ancora non è storia, e segnare invece il punto d'approdo naturale della compiuta emancipazione nazionale dell'Italia. Gli uomini più consapevoli di quel tempo, la classe dirigente liberale nel suo complesso, molto più vicini idealmente di quanto si può oggi forse comprendere senza il dovuto sforzo culturale e psicologico a quel cammino, cercarono, nonostante posizioni e rancori personali, e facendo forza al silenzioso ostracismo delle masse ignare, di essere all'altezza del ruolo che dovevano assolvere.
CARLO MARIA FIORENTINO
9) C. MORANDI, La politica estera dell'Italia. Da Porta Pia all'età gioiittiana, Firenze, 1972 (2* ed.), p. 319.