Rassegna storica del Risorgimento

STORIOGRAFIA ITALIA
anno <1985>   pagina <490>
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Libri e periodici
scuole italiane. Poi, nell'involuzione reazionaria del '49, la Società dei Triestini si estingue, mentre il ministro Bach concede limitata autonomia alla città, confermandola città immediata dell'Impero Austriaco col diritto di inviare due deputati al Parlamento e d'avere un Consiglio municipale equiparato a una dieta provinciale con attribuzioni legislative.
Trieste si salva dalle conseguenze dell'assolutismo asburgico tedeschizzante grazie all'attività amministrativa del Comune, ma subisce l'aggravio delle imposte, l'introduzione della leva militare, l'unione doganale con la Germania. La difesa dell'autonomia provoca nel '62 lo scioglimento del Consiglio comunale, all'indomani della proclamazione del Regno d'Italia e nell'imminenza della perdita del Veneto da parte dell'Austria, la quale diventa così uno Stato sempre più multinazionale, contro cui le nuove generazioni giuliane dan forza al liberalismo di marca nazionale. Vienna risponde col centralismo e i processi contro gli agitatori, ma i liberali triestini protestano per le modifiche allo Statuto locale e decidono di astenersi dalle elezioni politiche. Intanto i rapporti ufficiali italo-austriaci migliorano ed il nascente irredentismo {il termine comparirà nel 77) non può far conto sull'appoggio governativo né sull'isolamento dell'Austria in Europa come negli anni prece­denti.
Non mancano in Italia le dimostrazioni rivolte alle terre irredente , ma solo nelle complicazioni interne e internazionali conseguenti all'espansione austriaca nei Balcani (in Bosnia, in divisa austriaca, marciano e cadono nel '78-79 molti fanti giuliani), matura l'azione dell'Oberdan e del Ragosa, che finirà col sacrificio del primo e la fortunosa fuga in Italia del secondo. Non ne derivano immediati problemi d'ordine pubblico a Trieste, eppure si avverte lo sforzo governativo di strumentalizzare la minoranza slovena e parte del clero contro il pericolo irredentistico, mentre il Consiglio comunale è portato a tutelare meglio la cultura e la civiltà italiana della città, non solo le tradizioni storiche municipali.
Con le grandi costruzioni ferroviarie del '57 e del 79, l'apertura del canale di Suez, il potenziamento del Lloyd Austriaco e degli impianti portuali, Trieste ha avuto un grande sviluppo economico e demografico. Sono però cresciuti i tentativi di germaniz­zazione e di slavizzazione, cosicché nel '97 i liberali nazionali vinte le elezioni ammi­nistrative dopo un quarto di secolo partecipano di nuovo alle elezioni politiche a suffragio allargato: ottengono un pieno successo. Ma riesce ormai difficile l'assimilazione degli immigrati siavi e non ottiene risultati la campagna per l'Università a Trieste. I socialisti si sollevano dall'insuccesso e si convertono al lealismo asburgico, pur mirando a concessioni alle varie componenti nazionali: essi ottengono una buona affermazione nel 1907.
Ancora nel giugno 1909 all'amministrazione comunale si conferma una solida mag­gioranza liberale nazionale, per quanto la fortuna economica della città si sviluppi al­l'ombra dell'Austria. Scrive lo Slataper: Due nature cozzano ad annullarsi a vicenda: la commerciale e l'italiana. E Trieste non può strozzare nessuna delle due: è la sua doppia animai si ucciderebbe. Ogni cosa al commercio necessaria è violazione d'italianità; ciò che ne è vero aumento danneggia quello. Soltanto la guerra mondiale cui, andava detto, partecipano più di duemila volontari irredenti (e sono migliaia i sospetti politici, internati o puniti in varia guisa dall'Austria) taglia violentemente il nodo della contraddizione.
L'ultimo luogotenente imperiale, il Fries-Skene, ammonisce il 31 ottobre 1918 che la città non potrà trovare in seguito uno sviluppo degno del suo passato, altro che in un nesso scelto di propria volontà ed assieme ad un retroterra ad esso congiunto per natura e per la storia. Le preoccupazioni per la sorte dei traffici di Trieste (e di Fiume) nel dopoguerra faranno frequente riferimento alla necessaria interdipendenza fra gli interessi dell'economia italiana e quelli della vita e dello sviluppo dell'economia danubiana e balcanica. Trieste soffrirà a lungo ed avrà una ripresa solo con gli accordi italo-austro-unghcrcsi. La seconda guerra mondiale riporterà artificialmente in vita l'asse Trieste-Vienna nel tormentato periodo del Litorale adriatico (194345), e poi analogamente all'Austria anche Trieste verrà sottoposta per un decennio ad amministrazione militare. L'asse, che pure in prospettiva mantiene la sua Importanza, sopravvive ora nelle espressioni culturali e nel mito asburgico e mitteleuropeo.
Senza forzature, il Dassovich ricostruisce questa storia, utilizzando sapientemente