Rassegna storica del Risorgimento
STORIOGRAFIA ITALIA
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1985
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Libri e periodici
termine (e perciò questo titolo gli è stato opportunamente mantenuto) giacché si limita ad enumerare ciò che di rilevante si è verificato nell'ambito che spesso si direbbe teatrale di Foggia, occupandosi del resto del mondo, e della Daunia medesima, esclusivamente nella misura in cui ciò possa riflettersi nelle circoscritte vicende foggiane.
Ciò imponeva, nella prospettiva dell'edizione, da un lato una ricostruzione minuziosissima e documentata di queste ultime ad integrazione (quasi mai a correzione, se non per qualche trascurabile inesattezza onomastica) delle notizie fornite dal testo Villani, dall'altro, per quanto possibile, un'analoga disposizione d'animo, per così dire, asettica, che consentisse una rigida astensione da qualsiasi tentazione di forzatura del testo e, ancor più, di sua interpretazione, con inevitabile più o meno arbitrario smarrimento delle sue proporzioni e finalità autentiche.
Perciò the right man in the rìght place non poteva che essere un archivista, ed un archivista eccezionalmente esperto della realtà foggiana, e con eccezionale sagacia munitosi della documentazione relativa, come Pasquale Di Cicco, il quale ancora una volta ha tratto dalla mimerà inesauribile dell'archivio della Dogana e da quella più che ragguardevole dei fondi d'intendenza, oltre che, s'intende, dalla bibliografia più autorevole, in cui egli stesso ha un posto di tutto rispetto, la piattaforma per un'edizione del tutto impeccabile, anche dal punto di vista tipografico e delle eccellenti ed eleganti riproduzioni (a parte magari qualche monotonia in quelle battaglie napoleoniche, che sembrano un po' troppo gare di birilli).
Appunto sul presupposto dell'egregio livello dell'edizione, mi permetto di notare che a p. 26 si sarebbe potuto specificare che la battaglia de qua agitar è quella di Hohenlinden del 3 dicembre 1800 ed a p. 234 che Carlo XII alle mura di Bender, rappresentato a Foggia nel maggio 1809 per festeggiare la vittoria di Eckmuhl, è un dramma del piemontese Camillo Federici, dato la prima volta a Venezia nel 1795: due vere e proprie mosche bianche!
Né qui si fermano i meriti del Di Cicco: che egli, asettico archivista che sia, non manca dì porsi il quesito circa l'anonimato spirituale dei Villani, che nessun lettore, non vogliamo dire nessun cultore di storia, non può fare a meno di porsi: ma, quanto doverosamente se lo pone, altrettanto correttamente non abbozza risposta circa il pregio o difetto di questa cronaca che tale anonimato comporta.
Ed è proprio così: il giornale patrio Villani va preso esattamente e rigorosamente per quello che è, e dipenderà dalla chiave di lettura con cui lo si utilizza farne risultare dati interessanti, originali, o magari anche, per un certo tipo di lettori (e di studiosi) nessun risultato.
Detto dunque dell'edizione Di Cicco tutto il bene possibile, bisogna, per stringere finalmente il discorso sul testo in quanto tale, premettere subito che esso è mutilo di oltre un quinto della consistenza originaria (circa 23 su 110 anni) e che questa mutilazione si comincia ad avvertire clamorosamente già nel nostro primo volume, con la mancanza del 1799, così come nei successivi resteremo privi, a dir poco, del 1814-1815, 1820-1821 e 1848-1849.
Si tratta di lacune che, senza dubbio, offuscano alquanto l'alone di anonimato spirituale al quale fin qui ci eravamo avvezzati, se non altro nel senso d'illuminare una certa prudenza da parte dei posteri, e forse degli stessi autori nel far scomparire manoscritti il cui stesso anonimato poteva ad un certo tipo d'inquisizione apparire sospettabile, a meno che non si debbano ritenere leopardianamente liberali i topi che avrebbero potuto provvedere alla bisogna.
Sia Ferdinando Villani, dunque, che si servì del diario di famiglia già nel 1876, quando era ancora in corso, ne La nuova Arpi, sia Carlo, che nel 1913 gli fece seguito con la sua Cronistoria di Foggia, sia purtroppo noi, ci si deve rassegnare a fare a meno di testimonianze a causa delle quali queir* anonimato sarebbe stato messo davvero a ben dura prova.
Veniamo dunque a ciò di cui disponiamo, e sottolineiamo subito, ad esempio, l'interesse delle notazioni Villani (che purtroppo s'interrompono in merito, sembra definitivamente, nel maggio 1806) per la storia del clima e, in correlazione assai stretta, per quella del costume e del devozionismo popolare.