Rassegna storica del Risorgimento
STORIOGRAFIA ITALIA
anno
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1985
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pagina
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493
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Libri e periodici
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Risulta da queste notazioni che la piovosità indispensabile, invocata con processioni clamorose e manifestazioni scomposte, è quella dell'ultima decade d'aprile; che nel 1801 il grano salì a 6 ducati a tomolo perché era piovuto soltanto il 6 maggio; che una situazione del genere, con conseguente diffusione di febbri epidemiche, e dopo piogge troppo precoci a metà marzo, si ripetette nel successivo anno 1802, sì da indurre a cominciare la mietitura intorno al 20 maggio; che nel 1806 nevicò molto tardi, il 1 marzo, rispetto al gennaio degli altri anni (ed anche queste nevicate pressoché ordinarie nel Tavoliere danno da riflettere) sicché la pioggia seguita il 22 marzo determinò un precoce inumidimento del suolo e quindi un ottimo raccolto.
Scorrendo ora la cronaca, a mezzo tra la politica e il costume, osserveremo la città piena di ladri nel gennaio 1801, come strascico a lungo termine e generalizzato della smobilitazione delle masse sanfediste, esemplarmente opposto ai divertimenti allegrissimi che il carnevale richiama, dopo tante calamità, nelle case dell'alta borghesia, lo spettacolo fragoroso, molto francese, delle truppe di passaggio e soprattutto delle loro bande musicali sorprendenti , la processione del Corpus Domini e la corsa al Carmine quali consuete occasioni estive di aggregazione popolare, e gli altrettanto soliti spettacolari cerimoniali di giustizia, la mezza dozzina di funerali principali celebrati nel dicembre 1801 per la morte della principessa ereditaria Maria Clementina, la gran perdita che in quegli stessi giorni Napoli farebbe se cedesse Paisiello ai Francesi, una sfumatura di sensibilità culturale che si ripete assai di rado.
L'enorme miseria ed il dilagare delle comitive ai primi del 1803 sono conseguenze del pessimo andamento agrario a cui abbiamo fatto cenno (nel luglio si sarebbero raccolti 6 tomoli a tomolo, il che non è certamente molto per il Tavoliere) cosi come nel novembre 1805 il fallimento completo della leva forzosa ( Tutti sono fuggiti ) precostituisce le condizioni per la degringolade dinanzi all'invasione francese ( Quest'oggi si vedono molti e moiri del passato esercito in abiti pagani, e fuggiaschi ).
Si tratta di brevi, ma eloquenti squarci di vita collettiva a cui sono da affiancarsi gli altrettanto rari e sintetici giudizi indirettamente politici, che autorizzerebbero forse qualche temperato approfondimento interpretativo, la notizia della fucilazione di Giambattista Rodio che è infausta e dolorosa (29 aprile 1806). l'abolizione della Dogana, nell'agosto successivo, che è una gran perdita non sufficientemente bilanciata dalla fissazione dell'intendenza a Foggia con Giuseppe Poerio né tanto meno dalle strepitose feste per le vittorie napoleoniche sui Prussiani, il paternalismo neoborbonico del re Giuseppe nella visita del marzo 1807 ( Pare che i sudditi ricomincino a godere da vicino la clemenza del loro Sovrano efficacissima, del resto, ed esemplare, nel provocare un mezzo terremoto amministrativo), la liquidazione di Antonio Molli dall'intendenza, nel maggio 1809, che suscita dispiacere e lagrime dell'intera comune mentre i briganti crescono alla giornata, ed in un modo inesprimibile in un agro sempre più abbandonato a se stesso dai massari.
Tutto è confusione, timori e palpiti annota il Villani il 3 luglio 1809: e si direbbe che soltanto il brigantaggio, con la relativa costituzione della guardia urbana tra i possidenti, sia in grado di scuoterlo davvero dal suo anonimato , dalla clamorosa imboscata dell'agosto nel vallo di Bovino in cui i migliori nomi di quella possidenza, i Filiasi ed i Saggese, vengono derubati di oltre 15 mila ducati, e rimane bloccato il collegamento postale tra Napoli e Foggia, alla truce impiccagione, nell'aprile 1810, di un frate cappuccino brigante giustiziato con tutto il suo abito, barba e mantello , una sorta di tragica silhouette capace di far fremere, per timore o raccapriccio che sia, il più indurato e programmato degli anonimati spirituali .
RAFFAELE COLAPIETRA
GABRIELE ROSSETTI, Carteggi, voi. I: 1809-1825, a cura di TOBIA R. TOSCANO; Napoli, Loffredo, 1984, in 8, pp. xxxvn-250. L. 25.000.
Arrestandosi opportunamente al 1825 che, con la pubblicazione del Commento analitico, segnò l'inizio di una fama (e di una disavventura) dantesca del Rossetti non