Rassegna storica del Risorgimento
STORIOGRAFIA ITALIA
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1985
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498
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498 Libri e periodici
poi indicare alla nuova amministrazione la via migliore e più proficua di risultati. Giovanni Nigra, poi, quale ministro della Reai Casa, nel novembre del 1864, informa Sella, responsabile del dicastero finanziario, dell'approvazione data dal sovrano ai progetti di severi piani economici, imposti dalle condizioni del bilancio nazionale. Nel 1869 Enrico Cialdini, rinunziato al tentativo di formare il governo, con una correttezza, che potrà apparire a più d'uno stupefacente, assicura che Sella, nell'accettare l'incarico, non deve sentire alcun obbligo d'onore nei suoi riguardi. Nel 1870 lo stesso Sella raccoglie in una breve cronistoria i tentativi per un intervento dell'Italia a fianco della Francia contro la Prussia.
Eloquente oltre misura della severità e del rigore di Sella è la lettera del 1 luglio 1876 di Costantino Perazzi, che ripete un'opinione espressa da Dina. Al biellese sarà impossibile dar vita ad un esecutivo, non essendo la Camera tale da sopportare una politica finanziaria Sella, né di comprenderla .
La missiva, dettata per il sovrano il 17 gennaio 1882, è la sintesi più limpida ed è il simbolo più vivo della sensibilità dell'uomo. Sella, infermo ed in precarie condizioni, preoccupato di danneggiare gli interessi della patria e V.M. , ritiene stretto dovere dimettersi da deputato, anche senza nascondere il proprio rammarico per una decisione assunta in un momento politico critico.
VINCENZO G. PACIFICI
Saluzzo e Silvio Pellico nel 150 de Le mie prigioni. Atti del convegno di studio Saluzzo 30 ottobre 1983, a cura di ALDO A. MOLA; Torino, Centro Studi Piemontesi, 1984, in 8, pp. 192. S.p.
In una collana storica diretta da Carlo Pischedda e Narciso Nada, e sorta dieci anni or sono su una prospettiva critica e metodologica del maggiore interesse, far meglio conoscere la società piemontese nella sua articolazione ed evoluzione lungo il secolo che separa la fine della guerra di successione austriaca dalla promulgazione dello Statuto, gli atti del convegno su Pellico si affiancano significativamente a quelli analoghi concernenti De Maisire, nell'ambito della produzione purtroppo abbastanza esigua che la collana è riuscita a mettere insieme, quasi ad ammonire sull'effettiva struttura culturale e caratterizzazione ideologica di quella società, moderatissima quando non francamente conservatrice od addirittura reazionaria, con tutto ciò che ne poteva discendere, e che non andrebbe facilmente dimenticato, nel passaggio all'indomani del Quarantotto, al Piemonte europeo e culla del liberalismo unitario.
Il volume si apre con un'agile panoramica del Mola sulla fortuna subalpina del Pellico, dal contrastato ed ambiguo monumento alla prevedibile utilizzazione antritriplicista ed irredentista fino alla più riposata, e documentariamente assai ricca di edizioni e risultati, riflessione dei tempi recenti.
Nel novembre 1832 videro la luce Le mie prigioni ed il Nada si è molto correttamente posto, in una relazione introduttiva limpida, ma un po' troppo disimpegnata, il quesito circa la collocazione storica e politica di quella datazione, le reazioni suscitate a Vienna, il legame con la cornice contemporanea dell'atteggiamento di Carlo Alberto, rabbiose e polemiche le prime (il Nada fa bene a gettare molta acqua sui ricorrenti appassionamene! nostalgici filoasburgici, che fanno il paio con quelli borbonici ancor meno giustificabili), perfettamente logico il secondo, dalle delusioni per la convenzione militare del luglio 1831 con l'Austria (di cui il Nada ribadisce a ragione, la finalità legittimistica meglio che non schiettamente reazionaria) a quella per l'episodio di Ferrara, donde il favore ad una pubblicazione come quella del Pellico, che giovava a prendere le distanze da Vienna senza rompere, come la congiura mazziniana scoperta nel maggio 1833 avrebbe dissuaso definitivamente dal fare, fino almeno a tutti gli anni trenta.
Mino Milani, il sensibile biografo di Garibaldi, si e soffermato con altrettanta finezza sulle possibilità di lettura attuali delle Mie prigioni, tutt'altro che un libro esclusivamente religioso, nonostante le tarde ed untuose proteste dell'autore, ma anzi una lunga e sofferta ricerca della fede, in cui non mancano risvolti e pause quanto meno di suggestioni mondane.