Rassegna storica del Risorgimento
STORIOGRAFIA ITALIA
anno
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1985
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pagina
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499
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Libri e periodici
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Poi questo distacco dalla realtà diventa esistenzialmente acutissimo, la plumbea uniformità del carcere recide gli ultimi legami, ed il Pellico che esce dallo Spielberg è indubbiamente un sopravvissuto pellegrino tra i viventi. Marziano Brignoli presenta un certo numero d'interessanti lettere inedite; quelle alla sorella Giuseppina sul Quarantotto confermano quest'atteggiamento di distacco contemplativo ai limiti dell'indifferenza, proprio di chi ha ben poco da chiedere alla vita, e nella guerra d'indipendenza non cerca che di raccomandarsi a Dio, di evitare i guai peggiori, di auspicare la pace, e così via. Eppure nelle lettere rimangono capacità descrittive e macchiettistiche non trascurabili, come quelle dell'aprile 1853 sugli aeronauti, mentre nell'aprile 1840 il contegnoso segretario della marchesa dì Barolo, dinanzi alle estreme peregrinazioni e sventure di Confalonieri, Porro e Borsieri, aveva mostrato di non aver ancora smarrito del tutto quel suo cuore di una volta: Pochi s'avvezzano a contrade non native se l'esiglio non è volontario... Capisco, ed in un medesimo sento, quell'indicibile tumulto d'affetti dolci e d'affetti strazianti anche se ancor prima, nel giugno 1833, all'indomani del moto mazziniano, la sua condanna dei furiosi repub-blicanisti... giovani ciarlieri di nessuna conseguenza mescolati a qualche briccone , sulla traccia canonica dei giacobini francesi fanatici istigatori di movimenti i quali ognuno vede che sarebbero scelleratezze e pazzie funeste , si era subito delineata assolutamente inflessibile. Il volume è concluso dal Mola con la presentazione di una cantica inedita I Saluzzesi nella quale, oltre alla scontata deplorazione delle discordie civili suscitate in gran parte dalla malignante plebe ed all'altrettanto ovvio ruolo pacificatore assegnato alla Chiesa, mi sembra di scorgere un'indulgenza che richiama Adelchi dinanzi alla palpabile onnipresenza del male . Del Mola anche un ampio studio sulla cultura storica, sostanzialmente costituita dalla statistica scientifica post napoleonica deU'Eandi, dall'erudizione municipalistica del Muletti e dal patriottismo ricco di bagliori polemici anche spirituali e religiosi del Casalis, e sull'impegno nazionale a Saluzzo nell'età del Pellico. Egli esamina il confluire sulla via regia del recupero neoguelfo del passato medievale di una semi indipendenza fortemente sentita e sofferta nei confronti di Torino alla ricerca di una identità della subregione, nell'incontro-scontro con Cuneo e magari con Savigliano, che trascendesse il mero momento della crescita urbana in un progresso civile che il lealismo sabaudo e la grande tradizione aristocratica, in prima linea appunto i Saluzzo, avrebbero provveduto a far convergere fecondamente nell'Italia liberale.
RAFFAELE COLAPIETRA
Carteggi di Bettino Ricasoli, a cura di GIULIA CAMERANI e CLEMENTINA ROTONDI. Voi. XVII (13 giugno-31 agosto 1861); Roma, Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea, 1984, in 8, pp. 642, L. 35.000.
Questo volume, che viene per gran parte a sostituire il voi. VI delle Lettere e documenti del barone Bettino Ricasoli pubblicati per cura di M. Tabarrini e A. Gotti, Firenze, 1891, si accompagna a 1 documenti diplomatici italiani, prima serie, voi. I, Roma, 1952, e idealmente continua i Carteggi cavouriani rimasti interrotti alla morte del grande Ministro piemontese (6 giugno 1861). È inutile sottolineare che le due egregie curatrici hanno conservato l'impronta scientifica già impressa da Mario Nobili e Sergio Camerani alla riedizione dei Carteggi ricasoli ani.
I problemi d! politica internazionale ed interna lasciati in eredità da Cavour ai suoi successori assediavano il nuovo Ministero con la loro urgenza e delicatezza. Ne era un sintomo inequivocabile la difficoltà di ottenere dal consesso europeo il riconoscimento formale dell'esistenza dell'inatteso Regno d'Italia, sorto dalle rovine di sei vecchi Stati nel giro di appena due anni, dopo una guerra ed una rivoluzione che pretendeva di fondarne la legittimità sul plebisciti, stracciando i trattati del 1815 e imprimendo uno scossone dagli effetti imprevedibili al vecchio equilibrio politico europeo. L'alleato stesso principale del Regno di Sardegna, l'Impero di Napoleone III, si era visto trascinare ben oltre i limiti da lui prefissati al mutamento della carta politica della Penìsola e del corrispondente assetto dei rapporti di forza tra le potenze europee, per trovarsi, contro le sue intenzioni, complice di una rivoluzione non gradita e temuta pei suoi possibili.