Rassegna storica del Risorgimento
STORIOGRAFIA ITALIA
anno
<
1985
>
pagina
<
511
>
Libri e periodici
511
linguaggio sordo e grigio, e appunto perciò eloquentissimo, dall'archivio, centinaia di carte che dalla mostra di Lecce tornano a raccontare la storia delle rivolte e delle usurpazioni, già prima del '48, e fino a tutto l'Ottocento, con un formulario asettico, ma con un ritmo monotono, implacabile, in cui à tanta parte della guerra civile , dell'odio di classe, della sopraffazione morale e dello sprezzo della legge, di cui è largamente intrisa la storia della questione meridionale.
RAFFAELE COLAPIETRA
PIER LUIGI BALLIMI, La Destra mancata ~ Il gruppo rudiniano luzzattiano fra ministeria-lismo e opposizione 1901-1908 (Quaderni di storia); Firenze, Le Monnier, 1984, in 8, pp. xix-617. L. 33.000.
L'argomento affrontato dal giovane discepolo di Spadolini è il più illustre nella storia non soltanto dei partiti politici ma dell'intera Italia contemporanea sotto il profilo della scienza e della cultura politica, e cioè la mancanza di mi partito conservatore in Italia quanto meno a partire dal connubio cavouriano fino ben addentro ai tempi nostri. Ho volutamente sottolineato l'aspetto schiettamente scientifico e culturale del problema ben al di là di quello prammatico ispirato da ciò che Depretis avrebbe ironizzato come feticismo della topografia parlamentare, sia perché esso risulta in effetti preminente nei suoi profondi rapporti con la società così civile come sociale (i nomi di Mosca e Jacini vengono immediatamente in proposito sulle labbra, ma vi si potrebbe con altrettanta tempestività aggiungere se non altro Spaventa, Albertini, Amendola, e così via) sia specificamente perché esso è viceversa quasi del tutto assente nella panoramica fittissima, densissima di fatti e di riferimenti documentari, archivistici e bibliografici dell'A., ma pressoché esaurita nell'ambito di Montecitorio e degli infiniti fatti e fatterelli della cronaca parlamentare e della quotidiana schermaglia politica.
Questa cronaca si circoscrive agli ultimi anni di vita del di Rudinì che corrispondono ai primi otto del secolo, e quindi in chiaroscuro da un lato con Vexcelsior giolittiano e dall'altro con la concorrente opposizione e la prima esperienza di governo di Sonnino, l'amico-nemico con cui questo gruppo è per trentanni inesorabilmente costretto a fare i conti (ed anche questo è un grosso capitolo culturale, fin dai tempi delle impostazioni significativamente divergenti dell'inchiesta in Sicilia e di quella industriale del Luzzatti),
Sì tratta di una delimitazione cronologica perfettamente legittima e del più grande interesse, ma che, per l'appunto, non può tematicamente prescindere dal moltissimo che c'è prima di essa, e questo non soltanto alla luce del '98 o della politica della lesina (che si deve politicamente a Colombo assai più e meglio che non a Luzzatti), ma per certi atteggiamenti estremamente impegnativi e compromettenti, come quelli a sostegno del primo Crispi, nei quali la vecchia Destra dissidente antitrasformista (e quindi i rapporti con Minghetti, altro grosso scoglio che non si può evitare) si acquietò piuttosto conformisticamente finché le sante memorie e specialmente gli industriali lombardi ed i senatori non le affidarono improvvisamente ed inopinatamente il potere.
Il concetto di Destra, insomma, al pari di quello di conservatore, è nell'Italia non soltanto otto-novecentesca quanto mai elastico ed ambiguamente sfuggente, gli stessi protagonisti dell'A. ed in particolare il di Rudinì, rifuggendo costantemente dall'identificarvisi tout court, ed aspirando anzi ad un ruolo consuetudinario super partes convenientemente aperto e sollecito al confronto dei partiti estremi, anche a costo di dover soggiacere alla scontatissima etichetta di ennesimo trasformismo, sia attraverso la sconcertante riesumazione di Nicotera nel '91, sia con i connubi del '96 con Cavallotti e del '97 con Zanardelli, anche qui non a caso soltanto Giolitti, al pari mutatis mutandis di Sonnino, configurandosi come l'autentica bestia nera del nobile marchese.
Il quale, ed e qui la novità molto suggestiva dell'A., è valutato essenzialmente attraverso l'ottica del Luzzatti, del quale di recente sono stati opportunamente posti in luce, accanto ai noti risvolti germanizzanti e soci al cattedratici, quelli più propriamente affini alla sociologia cattolica che, con o senza Toniolo, lo rendevano singolarmente vicino ad Alessandro Rossi ben al dì là delle dispute sul protezionismo, un organicismo paternalistico