Rassegna storica del Risorgimento

STORIOGRAFIA ITALIA
anno <1985>   pagina <517>
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Vita dell'Istituto
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NOSTRI LUTTI. Il 18 novembre 1985 si è spento Vittorio Parmentola, segre­tario del Comitato di Torino. Alla memoria del valido studioso di Mazzini il ricordo commosso dell'Istituto.
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ANCONA. Si è tenuto il 23 maggio 1985 presso il parlamentino della Camera di Commercio (g.c.) il secondo incontro nell'ambito del programma Stato e amministra­zione pubblica ad Ancona nel primo quarantennio dopo l'Unità , promosso dal nostro Comitato anconitano. L'incontro è stato utile per mi sereno riesame della problematica dei rapporti tra le autorità civili del Regno d'Italia e là Chiesa anconetana, nonché per l'approfondimento di un altro argomento, il ruolo di Ancona come piazzaforte militare nel medio Adriatico negli anni seguenti l'unificazione.
I vari aspetti legati alla pacifica convivenza tra laici e clero ad Ancona dopo l'Unità sono stati affrontati dal prof. Gelsino Battaglini, il quale ha reso una felice sintesi dell'impegno pastorale dell'episcopato anconetano negli anni compresi tra la fine del potere temporale della Chiesa e l'affermazione nelle Marche del movimento cattolico e dell'Opera dei Congressi. In particolare è risaltata la presenza del card. Antonio Benedetto Antonucci, vescovo di Ancona dal 1851 al 1879, e più ancora del suo successore card. Achille Manara che resse la Diocesi, come primo arcivescovo, fino al 1906.
II prof. Battaglini ha ben messo in evidenza l'atteggiamento dell'Antonucci all'atto della disfatta dei pontifici, nel settembre del 1860, non paragonabile certo a quello di altri prelati marchigiani (De Angelis a Fermo, Angeloni ad Urbino, Monchini a Jesi) postisi in aperto urto con il nuovo Stato. Già all'annuncio dell'ingresso dei piemontesi nelle Marche l'Antonucci aveva riversato ogni sua forza nell'impegno ecclesiale cercando di ottenere una più salda risposta religiosa dai cattolici anconetani. La personale espe­rienza compiuta dall'Antonucci a Torino negli anni della nunziatura apostolica (1844-4850), chiusasi con l'insuccesso della tentata mediazione tra il governo sabaudo e la S. Sede per un accordo sull'applicazione delle leggi siccardiane, fu utile al Vescovo di Ancona per tenere un corretto rapporto con il Commissario straordinario Valerio e con i suoi successori alla prefettura del capoluogo di regione. Fu anche un'inevitabile difesa nei confronti del laicismo del nuovo Stato di netta impronta liberale. Cosi l'Antonucci si distinse nel promuovere una migliore preparazione del clero e per la diffusione dell'asso­ciazionismo cattolico.
La sua azione pastorale fu continuata dal card. Manara, uomo degno di rappresentare la Chiesa rinnovata dal Concilio Vaticano I e resa viva dai fermenti suscitati dalla prima enciclica sociale di Leone XIII, la Rerum Novarum. A pochi mesi dal suo ingresso in Diocesi, il Manara indisse il primo Congresso regionale cattolico, dal quale prese corpo il movimento dei cattolici marchigiani. II prof. Battaglini non ha potuto così non far cenno ai successivi congressi cattolici che ebbero nel card. Manara un tenace e valido punto di riferimento, valutando pure adeguatamente l'appoggio fornito alla diffusione del pensiero politico di Romolo Murrì, alla propaganda del giornale La Patria, prima testata cattolica delle Marche, all'istituzione di circoli giovanili, associazioni mutue, leghe operaie e contadine, segni tangibili di una nuova Chiesa al passo con i tempi.
Il tema invece della scelta di Ancona come sede di presidio militare e delle conse­guenti realizzazioni di opere militari con intervento sulla struttura urbanistica della città al fine di rendere più munita la cinta difensiva e capace cosi di meglio sostenere l'urto delle più moderne bocche da fuoco è stato trattato con perizia dallo storico di cose militari Ruggero Belogi. Lo studioso ha anche fatto conoscere agli intervenuti nei dettagli, attraverso riproduzioni di piante della città e sobborghi di Ancona, i progetti realizzati nel lasso di pochi mesi tra il 1860 e il 1861 per la nuova cinta muraria colle-