Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO; MOVIMENTO CATTOLICO ITALIA 1887-1895
anno <1986>   pagina <13>
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Crispi e i cattolici
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violenza anticlericali che hanno tanto caratterizzato l'attività politica del condottiero in camicia rossa; benché la sua cultura fosse ispirata in ogni ora ad ideali giacobini , anche perché figlia di un mondo in cui era obbligo lo schernimento puntuale dei preti, l'odio verso il Papa, la irrisione delle forme liturgiche e degli stessi sacramenti , 3> nell'esercizio della sua lunga attività egli ben poco o nulla concesse al gusto per la facile generalizzazione polemica o per l'invettiva inutilmente provocatoria: al contrario diede più volte prova di saper distinguere la responsabilità del basso clero da quella delle gerarchie4) e pure all'interno di queste di saper cogliere e coltivare amicizie durature; s> e perfino seppe, all'occasione, dar prova di riconosci­menti cavallereschi anche nei confronti degli avversari più intransigenti.*) In altre parole, in Crispi mancarono affatto quel sentimento e quella problematica che tanto preoccuparono e travagliarono in un senso o nell'altro le maggiori personalità del Risorgimento, fino a costituire per taluno una vera e propria questione di coscienza , dilacerante, come allora si diceva, usque ad divisionem animae.
Come pure fu assente in lui quella preoccupazione politica comune alla stragrande maggioranza dei rappresentanti della Destra (ma anche della Sinistra), che fini per determinare la politica ecclesiastica del governo italiano dopo l'Unità, oscillante, come ha osservato con espressiva immagine Carocci, tra Scilla e Cariddi della reazione e delle concessioni: a monte vi erano le apprensioni di ordine politico e sociale derivanti dalla carenza di capacità egemonica dei gruppi dirigenti nazionali, chiamati a misurarsi con la Chiesa, unico grande centro di aggregazione in una società fortemente
3) G. FALZONE, Crispi. Una esperienza irripetibile, Palermo, 1970 (poi pubblicato con il titolo Crispi fra due epoche, Milano, 1974), pp. 106 e 107. Sulla varietà di componenti della cultura laica e anticlericale, sulla sua consistenza e sull'influenza esercitata sulle forze politiche italiane negli anni del Risorgimento si veda G. VERUCCI, L'Italia laica prima e dopo l'Unità. 1848-1876. Anticlericalismo, libero pensiero e ateismo nella società italiana, Bari, 1981.
4> Giustamente ha osservato FALZONE {op. cit., p, 108) che in Sicilia il clero, tranne che nelle alte cime, parteggiava per la rivoluzione liberale; e [...] il Crispi [...] aveva potuto, e onestamente dovuto, apprezzare il comportamento rivoluzionario di molti preti e frati ; né, in seguito, dimenticò questi comportamenti: ne abbiamo una conferma nel suo intervento alla Camera del 27 aprile 1865 contro la proposta dell'onorevole Luzi, in base alla quale i religiosi appartenenti alle corporazioni soppresse avrebbero dovuto per godere la pensione, cessare d'indossare l'abito monastico (cfr. F. CRISPI, DP, voi. I, p. 670).
5) Sono noti, infatti, gli episodi della sincera amicizia di Crispi per mons. Isidoro Carini e di quella, più tarda e non del tutto esente da motivazioni politiche, per il cardinale Gustavo di Hòhenlohe.
<>) Un esempio assai indicativo in proposito è rappresentato dal decisivo intervento parlamentare di Crispi nella tomaia del 13 febbraio 1865 contro la richiesta di chiusura della discussione avanzata dalla Presidenza della Camera (cfr. Atti Parlamentari della Camera dei Deputati, Vili legislatura, II sessione, p. 8194): fu cosi possibile a Cesare Cantù sviluppare ampiamente le proprie argomentazioni contro le disposizioni che affer­mano il matrimonio civile; disposizioni che lo stesso Crispi appoggiava.
7) G. CAROCCI, Storia d'Italia dall'Unità ad oggi, Milano, 1975, p. 22.