Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO; MOVIMENTO CATTOLICO ITALIA 1887-1895
anno <1986>   pagina <20>
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20 Filippo Mazzonis
Piaccia al cielo che lo zelo di pacificazione, onde verso tutte le nazioni siamo animati, possa [...] tornare utile all'Italia, a questa nazione, che Iddio con sì stretto legame congiunse al Romano Pontificato, e che la natura stessa raccomanda particolarmente all'affetto del Nostro cuore. Noi al certo [...] da lungo tempo e vivamente bramiamo che gli animi di tutti gli Italiani giungano ad ottener sicurezza e tranquillità, e sia tolto final­mente di mezzo il funesto dissidio col Romano Pontificato.24)
Contemporaneamente era uscito l'opuscolo La Conciliazione dell'abate cassinese Luigi Tosti, nel quale il protagonista, un immaginario don Pacifico sotto le cui vesti era facile identificare lo stesso Tosti, vaticinava per il 1888 la sedia gestatoria portata sulle spalle di trenta milioni di italiani ; conti­nuando con enfasi che noi vedremo sollevato tanto alto Leone XIII da quelle spalle robuste, che, abbassando gli occhi, non vedrà più su questa terra quistioni e dissidii . L'importanza, questa volta, non consisteva in ciò che l'opuscolo diceva, ma, soprattutto, in ciò che se ne diceva: si diceva, cioè, apertamente che il testo fosse stato visto e approvato da Leone XIII in persona prima della pubblicazione, e che il suo autore, con l'incarico formale di trattare questioni marginali relative alla basilica di S. Paolo, fosse stato in realtà inviato a preparare il terreno della conciliazione con Crispi, ossia con colui il quale, negli ambienti politici qualificati, era il Presi­dente del Consiglio designato.
Nel breve volgere di appena due mesi speranze ed entusiasmi andarono delusi: il 26 luglio veniva resa nota, retrodatata al 15 giugno (e vedremo più avanti il significato di tale retrodatazione) una lettera di Leone XIII al neo-segretario di Stato cardinale Rampolla in cui, senza mezzi ter­mini, si dichiarava che fuori del ritorno ad una vera ed effettiva sovra­nità qual si richiede dalla Nostra indipendenza e dalla dignità del Seggio Apostolico, non veggiamo altro adito aperto agli accordi e alla pace , e, per evitare ogni possibile fraintendimento in proposito, si ribadiva che fino ad ora l'unico mezzo di cui si è servita la Provvidenza per tutelare [...] la libertà dei Papi, è stata la loro temporale sovranità.)
24) L'occasione per l'allocuzione fu offerta dall'approvazione in Germania di nuovi provvedimenti legislativi, grazie ai quali si è posto fine a quella fierissima lotta che nocque alla Chiesa senza giovare allo Stato : il Papa ne traeva lo spunto per il su riportato auspicio riferito all'Italia. E, si badi bene, che non solo non furono avanzate rivendicazioni (anzi, non c'è nemmeno la parola), ma ciò che da parte vaticana si richiedeva per far salve sempre le ragioni della giustizia e la dignità della Sede Aposto­lica , sembrava quasi riassumere, tanto nel tono che nel contenuto, la sostanza delle proposte dei più convinti conciliatoristi (proposte che poi Bonomelli rese famose nel suo scritto Roma e l'Italia e la realtà delle cose. Pensieri di un prelato italiano, apparso anonimo sulla Rassegna nazionale del 1 marzo 1889): Vogliamo dire che unica strada alla concordia si è quella condizione in cui il romano Pontefice non sia soggetto al potere di chicchessia, e goda libertà piena e verace, come vuole ogni ragione di giustizia . Pubblicato su L'Osservatore Romano del 26 maggio 1887, il testo dell'allocuzione è quasi integralmente riportato in Chiesa e Stato nella storia d'Italia. Storia documentaria dall'Unità alla Repubblica, a cura di P. SCOPPOLA, Bari, 1967, pp. 179-181.
25) Stralci dell'opuscolo ivi, pp. 181-187.
26) Le sottolineature sono tutte del Pontefice; il testo della Quantunque Le siano è ora ampiamente riportato ivi, pp. 198-200. Contemporaneamente veniva reso noto il testo