Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO; MOVIMENTO CATTOLICO ITALIA 1887-1895
anno <1986>   pagina <22>
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Filippo Mazzonis
si trasferirono ai primi tentativi di interpretazione, *> finendo per alimentare l'equivoco che tuttora aleggia fra le righe di alcune meditate riflessioni storiografiche, anche ad opera di illustri studiosi di parte cattolica. w Eppure i risultati di tutte le più recenti e documentate ricerche stanno a dimo­strarci che non era stata ordita per l'occasione nessuna congiura interna­zionale e che la Francia, per quanto gradisse assai poco l'eventualità di una conciliazione tra il Regno d'Italia e il Vaticano, non compì allora alcun esplicito passo specifico; né è pensabile che le pressioni degli ambienti cattolici intransigenti, che pure ci furono ed ebbero una certa influenza, potessero risultare decisive o determinanti.
Stando così le cose, dobbiamo forse concludere che ci troviamo di fronte a uno di quegli episodi misteriosi che richiedono nuove e indispensabili ricerche che ne illuminino gli aspetti ancora oscuri? Francamente, non sono di questo parere; bensì sono convinto che il problema sia stato impostato male fin dall'inizio, sulla scorta cioè della traccia offerta da Crispi, quando invece i termini reali, in grado di fornirne la soluzione, vanno individuati altrove, proprio in alcuni dati di fatto per nulla misteriosi e ben sotto gli occhi di tutti, ma sui quali, guarda caso, Crispi tacque, sorvolando con elegante disinvoltura.
L'episodio chiave dal quale, secondo me, bisogna partire si verificò il 10 giugno 1887, cioè nel momento più alto e più caldo della stagione conciliatorista , ed ebbe luogo in una sede quant'altre mai ufficiale, la Camera dei Deputati: quel che vi accadde suscita in noi spettatori distaccati l'impressione del déjà vu, di un copione già rappresentato altre volte, sia pure con altri protagonisti e con un altro regista (magari p. es., Massari e Cavour).
All'interpellanza, tendenziosa quel tanto che bastava, svolta da Giovanni Bovio, rispondeva compiutamente e con efficacia il competente ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti, Giuseppe Zanardelli. 3) Tutto sarebbe potuto
2*) Un esempio significativo di questi primi tentativi di interpretazione è offerto dal già citato articolo di Raffaele De Cesare sulla Nuova Antologia (cfr. in particolare, pp. 458-462). Crispi ritornò sull'argoménto in maniera più esplicita <nel senso che questa volta attribuì la causa del fallimento della trattativa al rabuffo giunto da Parigi , sia pure fatto forse alla insaputa del Governo della Repubblica ), dopo le sue dimissioni da capo del Governo, in uno scritto dal titolo La Francia, l'Italia e il Papato apparso in due parti (la prima era firmata An Italian statesman) sui fascicoli di giugno e agosto 1891 della Contemporary Rewiew di Londra (ora in F. CRISPI, Ultimi scritti e discorsi extra­parlamentari. 1891-1901, a cura di T. PALAMENGHI-CRISPI, Roma, s.a., pp. 41-109).
??) A titolo esemplificativo, cfr., oltre alle perplessità avanzate nel già più volte citato volume di Temolo (pp. 294-295), l'agile ricostruzione degli avvenimenti fatta da GABRIELE DE ROSA nella sua ampia e fortunata sintesi su // movimento cattolico in Italia. Dalla Restaurazione all'età giolittiana, Bari, 1979, pp. 138 sgg.; dello stesso parere mi pare, tutto sommato, anche lo SCOPPOLA nella sua già citata antologia su Chiesa e Stato (cfr. pp. 178-179). Da questo punto di vista l'unica felice eccezione è rappresentata dal Fonzi, il quale, pur sulla base di considerazioni leggermente differenti, perviene a una valutazione conclusiva del complesso episodio sostanzialmente analoga a quella da me sostenuta nel proseguimento del testo: cfr. F. PONZI, Tentativi di conciliazione (1871-1900), in AA.W., Roma Capitate, Roma, Istituto dì Studi Romani, 1972, pp. 144-145.
30) Non si incorrerà certo nell'accusa di dietrologia a tutti costi nel sospettare che l'interrogazione dell'on. Bovio (il quale, guarda caso, al pari di Crispi e di Zanardelli era