Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO; MOVIMENTO CATTOLICO ITALIA 1887-1895
anno <1986>   pagina <24>
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Filippo Mazzonis
A questo punto a Leone XIII non rimase obiettivamente altro che prendere atto della situazione determinata da parte italiana, sia pure dopo un congruo periodo di tempo trascorso (probabilmente) nella vana attesa di un eventuale gesto di resipiscenza di Crispi: e se pubblicando la lettera al cardinal Rampolla con un mese e mezzo di ritardo (26 luglio) egli ci ha lasciato una ulteriore conferma della buona fede e della buona volontà che ispirarono la sua azione, antidatandola ufficialmente al 15 giugno (cioè pochi giorni dopo i fatti ora narrati) egli volle, a mio avviso, esplicitamente indi­care su chi e perché ricadeva la responsabilità storica della mancata con­ciliazione.
Ma torniamo a Crispi: accertate dunque le sue responsabilità, restano da chiarire i motivi che determinarono le scelte da lui operate, quando da più parti egli veniva accreditato come l'uomo politico, secondo il senatore Lampertico forse il solo, capace di porre termine al dissidio tra lo Stato e la Chiesa . 34)
Raramente capita di vedere impressioni più fallaci e infondate di questa. Crispi, infatti, come in tutta onestà avrebbe poi dichiarato il 10 giugno alla Camera, fin dall'inizio non fu affatto interessato alla conciliazione, anzi non la voleva proprio: la conciliazione avrebbe richiesto uno sforzo politico di consistenza tale da annullare o da far passare comunque in secondo piano qualsiasi altro impegno, mentre il nuovo modo di rapportarsi da parte del governo con la Chiesa e con i cattolici, sia durante e sia soprattutto dopo, avrebbe finito inevitabilmente per determinare l'indirizzo e il risultato della pars construens del proprio programma politico, proprio ora che egli si sentiva finalmente vicino alla possibilità di realizzarlo. Tutto ciò sarà più chiaro solo che si tenga ben presente il progetto politico complessivo di Crispi in quel 1887.
Crispi aveva accettato, dopo i ben noti dubbi e tentennamenti e patteg­giamenti, di partecipare al governo di union sacrée nato dall'ipotesi e nella prospettiva di quel compromesso storico avant lettre 35) che le tariffe doganali di giugno avrebbero sanzionato ufficialmente, ratificando così la
pazione era stata sempre quella di evitare che una eventuale conciliazione potesse comportare un inserimento subalterno della stessa Chiesa e dei cattolici italiani nella realtà politica e sociale del Regno. Per questi aspetti della politica della Chiesa dopo l'Unità mi permetto di rinviare al mio saggio Storia della Chiesa e origini del partito cattolico, in Studi Storici, 1980, n. 2, pp. 363400.
34) In proposito cfr. R. MORI, La politica estera di Francesco Crispi (1887-1891), Roma, 1974, pp. 35 sgg., al quale si rinvia per un corretto inquadramento della più generale strategia diplomatica che caratterizzò il primo governo Crispi; cfr. anche F. CURATO, La questione marocchina e gli accordi italo-spagnoli del 1887 e del 1891, voi. I, Milano, 1961. Fedele Lampertico, autorevole studioso di economia assai vicino ai cosidetti socialisti della cattedra e ben introdotto negli ambienti dei cattolici conservatori, basava in buona parte le proprie supposizioni sull'ambizione megalomanlacale di Crispi: non dovrebbe essere grande in lui la seduzione di lasciare un nome grande al pari di quello di Cavour? (riportato in F. FONZI, Documenti cit., p. 210).
35) La felice definizione è di MASSIMO GANCI (cfr. op. cit., pp. 166 sgg.) alle cui intelligenti considerazioni si rinvia per una puntuale analisi del perché fu scelto proprio Crispi ad assolvere questo compito .