Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO; MOVIMENTO CATTOLICO ITALIA 1887-1895
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1986
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27
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Crispi e i cattolici 27
tahter direi, i nemici del Risorgimento, in particolare quanti fra loro, malgrado la storica sconfitta, si ostinavano nella loro lotta anti-patriottica. Più pericolosi di tutti, i cattolici, con il Papa, loro capo spirituale e guida politica:
Si tratta di un sovrano decaduto ribadiva ancora una volta Crispi nell'illustrare alla Camera la legge comunale e provinciale al quale abbiamo dato piena potestà di parola, ed il quale anche oggi protesta per la perdita del potere temporale; noi abbiamo una stampa cattolica, la quale nemmeno voleva un freno ai reati che commette contro la Patria. Siamo dunque in stato di guerra: e ancora questa guerra non è cessata! Dobbiamo noi, in tali condizioni, essere così spensierati, da abbandonare ai nostri nemici una parte del potere? lo, signori, non ho questo coraggio. Non ho questo coraggio, perché non voglio dare, oggi, una potestà che dovrei domani riprendermi con la forza.45)
Il progetto di Crispi veniva quindi a porsi in netta antitesi rispetto a quello di segno liberal-conservatore caro a Jacini (e prima ancora a Minghetti e a Rkasoli), a differenza del quale non faceva affidamento sull'apporto della Chiesa e dei cattolici, anzi finiva per affermarsi proprio in totale contrapposizione con essi.
E la contrapposizione frontale fu inevitabile dal momento in cui Crispi mediante la legge sulle Opere Pie, che all'articolo 11 vietava ai parroci e al clero con cura d'anime di far parte della Congregazione di carità e dell 'amministrazione di ogni altra istituzione pubblica di beneficenza,46) intese assicurare allo Stato e ai gruppi dominanti che si identificavano nei suoi vertici la possibilità di intervento nella società civile, nel sociale, togliendo dalle mani della Chiesa gli strumenti istituzionali dell'egemonia che essa aveva sempre esercitato sulle masse popolari, sulle classi diseredate .
Noi riteniamo incompatibile il parroco, non perché prete, ma perché curato affermò Crispi durante la fase finale del dibattito sulla legge . Il parroco ha un territorio sul quale esercita la sua giurisdizione. Dalla nascita alla morte, dal battesimo ai funerali, esso esercita un vero imperio sulle coscienze; governa, nella vita morale, i credenti; ha una potestà superiore a quella dei funzionari dello Stato. [...] Per me l'insegnamento, Peduca-zione, la beneficenza non possono e non devono essere che attribuzioni del potere civile*
intervento; cfr. F. CORDOVA, Massoneria e politica in Italia. 1892-1908, Bari, 1985 e A. A. MOLA, Adriano Lemmi. Gran Maestro della Nuova Italia (1885-1896), prefazione di A. CORONA G.:. M.:. della Massoneria Italiana, Roma, 1985.
45) Dal discorso alla Camera dei Deputati sulla legge comunale e provinciale, tornata del 10 luglio 1888, in F. CRISPI, DP, voi. Ili, pp. 105-106.
* Quello di mettere ordine nel gran serraglio delle Opere Pie aveva rappresentato uno degli obiettivi programmatici della Sinistra al potere: ci provò per primo Nicotera nel 1877 e poi ripetutamente Depretis a partire dal 1880, sempre invano. La legge sulle Istituzioni pubbliche di beneficenza proposta da Crispi fu, dopo un lungo e tormentato iter, infine promulgata il 7 luglio 1890. Per uno sguardo d'insieme sintetico ed equilibrato sulla storia della legge e sulla discussione parlamentare e politica che ne accompagnarono l'approvazione, cfr. A. C. TEMOLO, Chiesa e Stato cit., pp. 341-349, il quale la definisce giustamente una delle migliori opere di Crispi legislatore .