Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO; MOVIMENTO CATTOLICO ITALIA 1887-1895
anno <1986>   pagina <30>
immagine non disponibile

30
Filippo Mazzonis
fin dall'inizio il proprio intento di fedeltà a quegli ideali di tolleranza e progresso al cui trionfo la lotta era finalizzata:
La libertà dichiarò nell'ottobre del 1887 per noi è il rispetto ai diritti individuali messi in armonia col diritto nazionale; è la devozione alla legge, che, alla sua volta, è devota della ragione. Questo il criterio che guida la nostra condotta di fronte al popolo. Non potrebbe essere diverso il contegno nostro di fronte alia Chiesa [...] la cui libertà è più larga e più sicura in Italia che in qualunque altro Stato. Noi non intendiamo menomarla; intendiamo di esserne rispettandola rispettati. Tutti lo sanno, e nessuno ha mai pensato, nessuno tenterebbe di farci a questo proposito violenza, sia pur soltanto morale. Siam detti lo sappiamo autoritari da qualcuno; e lo saremo, se per autoritarismo inten-desi la ferma persuasione che un'autorità debba presiedere all'essenza fondamentale e al quotidiano svolgimento dello Stato; ma pretendiamo quell'autorità debba essere sotto ogni aspetto legittima: prima pel suffragio sincero dei più; poi per la leale esplicazione della loro volontà; per la capacità, infine, di trarne per tutti il maggior bene possibile. Per noi è go­verno quel che congiunge il dovere, il volere e il sapere. AU'infuori di ciò è l'arbitrio.53)
Un criterio questo al quale egli, negli anni del suo primo governo, almeno per quanto riguarda il campo dei rapporti con la Chiesa e il mondo cattolico e nei limiti oggettivamente imposti dal difficile e diffuso clima di scontro, dimostrò (quasi) sempre di attenersi con grande onestà e corenza.54)
53) Dal già citato discorso al Teatro Regio di Torino, in F. CRISPI, S e d, p. 701. Concetti analoghi Crispi ribadì più volte in dichiarazioni successive: si veda, p. es., la conclusione del discorso pronunciato alla Camera nella tornata del 10 luglio 1888 sulla legge comunale e provinciale ( Nemico dell'intolleranza politica, come lo sono dell'intol­leranza religiosa, voglio e farò rispettare la libertà, intera, completa per tutti, senza restrizioni, nell'orbita delle leggi e delle istituzioni ; in F. CRISPI, DP, voi. IH, p. 109).
s*) Per quanto poi riguarda le iniziative intraprese da Crispi in merito a Roma (e segnatamente: la destituzione del sindaco Leopoldo Torlonia nel dicembre 1887, l'ispirazione della propòsta di un monumento a Giordano Bruno nell'aprile-maggio 1888, il determinante appoggio fornito alla lista liberale nelle elezioni amministrative dello stesso anno, fino al disegno di legge sui provvedimenti per la città di Roma approvato alla Camera nel luglio 1890) mi parrebbe fuorviarne vedere in esse la manifesta riprova della volontà anticlericale del governo. Per essere correttamente intese, tali iniziative vanno invece inqua­drate in un tipo di discorso affatto diverso e particolare, da Crispi portato avanti da lungo tempo con costanza e anche con coerenza (e sul quale certamente non piccola fu l'influenza del magistero mazziniano): già nel 1881 alla Camera egli aveva espresso con accenti di commossa partecipazione la propria profonda delusione, peraltro largamente condivisa, per come gli italiani (non) avevano saputo provvedere alla loro nuova capitale ( Giammai sono stato cosi conturbato e inquieto [...] come in questa occasione. [...] Noi in Roma stiamo a disagio. E una locanda per noi piuttosto che una città; [...] quasi che stessimo qui provvisoriamente e non nella capitale definitiva dello Stato ; in F. CRISPI, DP, voi. II, tornata del 10 marzo 1881, pp. 480481), e già allora si era detto convinto che il Governo dovesse esercitare sulla città i diritti suoi propri; imperocché dalla buona amministrazione, dalla sicurezza, dal benessere della capitale deriva il benessere di tutto il resto dello Stato (ivi, p. 485). Ora, da Presidente del Consiglio, questi suoi programmi gli parvero finalmente a portata di mano; ed egli prese a vagheggiare di trasformare il municipio romano, sul modello francese della préfecture de la Seme, in una specie di Prefettura del Tevere , con il sindaco membro di diritto del Consiglio dei Ministri. Alla realizzazione di quel progetto (indubbiamente assai discutibile, anche per la carica di autoritarismo accentratoro