Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO; MOVIMENTO CATTOLICO ITALIA 1887-1895
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1986
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31
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Crispi e i cattolici 31
3. L'ultimo governo Crispi
Quando Crispi ritorna al potere sul finire del 1893, non vi è più traccia nei suoi programmi del grande e ambizioso disegno politico, del Novus ordo che, nel bene e nel male, aveva caratterizzato la sua attività di governo negli anni 1887-'91. Non è che la colpa fosse solo sua: più che nei limiti fisici e caratteriali del personaggio, peraltro ben noti al concorde giudizio degli storici così come in buona parte erano già evidenti ai più avvertiti dei suoi contemporanei, ss) la causa è da ricercarsi nella situazione stessa che aveva determinato il Re a conferirgli l'incarico.
La crisi economico-finanziaria, a cui si deve sostanzialmente far risalire il mancato compimento del precedente tentativo di ristrutturazione dello Stato, si era venuta ulteriormente aggravando nel triennio dopo le sue prime dimissioni, e, ora, precipitava minacciando di gettare l'intero paese nel caos: *) il drammatico riflesso sulle condizioni di vita delle classi popolari pareva spingerle verso vie d'uscita comunque rivoluzionarie, o in atto, come
che lo caratterizzava, ma non privo di una sua dimensione programmatica, cosa questa assai rara nella storia di Roma italiana) ostava la presenza in Campidoglio dell'amministrazione clerico-moderata, fino allora illustratasi soprattutto per aver spregiudicatamente gestito un quinquennio di travolgente speculazione edilizia: da qui la sua decisione di contrastarla con ogni mezzo (compresi, anche questa volta, ricatti e minacce: se [...] dopo tutto quello che fu detto in questa Camera, e dopo i lavori che coscienziosamente si sono fatti dalla Commissione parlamentare e dal Governo, Roma mandasse al Campidoglio consiglieri che non facessero gli interessi della grande città [...] non mancherebbero provvedimenti più radicali. Dal discorso sui provvedimenti per la città di Roma pronunciato alla Camera nella tornata del 10 luglio 1890, in F. CRISPI, DP, voi. Ili, p. 582). Una decisione alla quale non furono estranee sia preoccupazioni politiche di carattere locale (in particolare quella di fronteggiare da posizioni di forza le prevedibili reazioni del proletariato romano così duramente colpito dalla crisi edilizia), sia, e in maggior misura, le pressioni di gruppi finanziari rivali di quelli vicini al Vaticano che fino allora avevano dominato il consiglio comunale e che erano maggiormente interessati a più stretti e vantaggiosi rapporti con lo Stato. Cfr.: A. CARACCIOLO, Roma Capitale. Dal Risorgimento alla crisi dello Stato liberale, Roma, 1956, pp. 194 sgg.; P. SCOPPOLA, Chiesa e Stato cit., pp. 214 sgg.; F. MAZZONIS, Per la Religione cit., pp. 81 sgg.
55) Per quanto concerne il giudizio della storiografìa, cfr., per tutti, quanto ha scritto in proposito Ganci: indubbiamente non era più l'uomo del quadriennio 1887-91: aveva superato i settantacinque anni e il tempo aveva operato guasti assai vistosi nella sua robustissima fibra (M. GANCI, op, cit., p. 208, ma anche p. 211; e si veda anche più avanti alla nota 71); per quanto riguarda invece il giudizio dei contemporanei la testimonianza più preziosa è indubbiamente offerta da Domenico Farini con il suo Diario di fine secolo (a cura di E, MORELLI, 2 voli., Roma, 1961; per gli argomenti qui affrontati, cfr. voi. I, pp. 330 sgg.).
56) Varrà forse la pena di ricordare che in quella fine anno 1893, nel volgere di appena un mese e mezzo (29 novembre 1893-18 gennaio 1894), il Credito Mobiliare e la Banca Generale, cioè due fra i più importanti Istituti di Credito , furono costretti a chiudere gli sportelli: il marasma tocca il fondo. Le due Banche conglobano in sé la duplice fisionomia di banche commerciali e di istituti finanziari. Tutte le più grandi imprese industriali e commerciali fanno capo ad esse (P, GRIFONE, // capitale finanziario in Italia, Torino, 1971, p. 10). Per un quadro sintetico di questi avvenimenti e dei successivi sviluppi cfr. anche G. CANDELORO, op. cit., pp. 424 sgg.