Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO; MOVIMENTO CATTOLICO ITALIA 1887-1895
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1986
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Filippo Mazzonis
di padri cappuccini della Provincia di Roma in sostituzione dei lazzaristi francesi. )
Anche se non era ancora tutto quello che aveva sperato di ottenere, Crispi dovette considerarlo già soddisfacente. *fl Egli giudicò allora giunto il momento di rompere gli indugi e di rendere di pubblico dominio il volta faccia compiuto: così, approfittando della manifestazione tenutasi a Napoli il 10 settembre per ricordare l'opera di soccorso comune portata dal Re e dal cardinale Sanfelice durante il colera di dieci anni prima, egli dichiarava all'opinione pubblica nazionale che d'ora in avanti non esistevano più due pericoli (rosso e nero), bensì uno solo, quello rosso, per combattere il quale Chiesa e Stato erano chiamati a un impegno unitario:
la società traversa un momento dolorosamente critico, ed oggi più che mai sentiamo la necessità che le due autorità, la civile e la religiosa, procedano d'accordo per ricondurre le plebi traviate sulla via della giustizia e dell'amore. Dalle più nere latebre della terra è sbucata una setta infame, la quale scrisse sulla sua bandiera "Né Dio né capo" [...] stringiamoci insieme per combattere questo mostro e scriviamo sul nostro vessillo "-Con Dio, col Re e per la Patria". [...] In hoc signo vinces.67)
Mentre da parte cattolica il commento fu molto tiepido se son rose fioriranno si limitava a scrivere La Civiltà Cattolica e, di rincalzo, il milanese Osservatore Cattolico ammoniva: non creda il Ministro di far servire Dio da questurino e la religione da polizia al servizio della setta che ha gettato l'Italia nella desolazione j da parte laica, o meglio, da quella che al tempo del suo primo governo ne era stata la punta di diamante, la massoneria, le reazioni non si fecero attendere e trovarono espressione nelle preoccupazioni e nei richiami, appena velati dall'amicizia e dal rispetto per il primo ministro, contenuti in una lunga lettera di Adriano Lemmi a Crispi.69)
Se il Gran Maestro della massoneria italiana mirava a far recedere il
*5> Cfr. C. MARONGIU BUONAIUTI, Politica e religione nel colonialismo italiano (1882-1941), Roma, 1982, pp. 61 sgg.
66) Crispi aveva richiesto infatti l'istituzione di un Vicariato, organismo più prestigioso e importante della Prefettura, e l'estensione della giurisdizione della missione italiana ai cosidetti territori d'influenza italiana . Quanto ottenuto era comunque molto di più di quanto fosse riuscita ad ottenere in precedenza l'accoppiata Giolitti-Brin. Cfr. ivi, p. 60.
67) 11 discorso fu integralmente riportato sulla prima pagina de La Riforma del 12 settembre 1894, in un resoconto che dava altresì ampio risalto all'entusiasmo con cui il pubblico presente aveva accolto i passi più salienti della perorazione di Crispi.
<*> Cfr. P. SCOPPOLA, Chiesa e Stato cit., pp. 282-283. È bene tenere presente che nelle parole <lì don Albertariò si rifletteva non solo quello spirito di intransigenza clericale che ne contraddistinse l'attività, ma anche la tesi di fondo della strategia di tutto il pontificato lconiano, come si dirà più avanti.
M> La lettera di Lemmi a Crispi del 17 settembre 1894, ivi, pp. 289-291. Per quanto poi riguarda gli aspetti più generali della crisi della massoneria in questo periodo, si rinvia ai volumi dì Cordova e di Mola citati alla precedente nota 44.
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