Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI FRANCESCO; MOVIMENTO CATTOLICO ITALIA 1887-1895
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1986
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Filippo Mazzonis
nuove che ne erano, e si sentivano, totalmente estranee. 91>
Perfino sul terreno della politica coloniale, in merito alla quale nel giro dell'ultimo decennio fra i cattolici italiani si erano verificati importanti mutamenti di orientamento92) e dove sembrava che più facilmente potesse verificarsi una confluenza .di interessi, non venne mai quell'appoggio incondizionato e a senso unico che, nelle intenzioni di Crispi, la situazione richiedeva; nella sostanza, pur tra non molte ambiguità e malcelati cedimenti all'opinione pubblica colonialista, dalle voci più rappresentative e autorevoli del mondo cattolico veniva la richiesta, condizionante, di imprimere alla politica africana un chiaro obiettivo di civilizzazione cristiana:
Privo di questo alto e generoso elemento si leggeva nel marzo 1896 sull'importante rivista di Toniolo lo sperpero di tante vite e di tante fortune può ben essere un delitto. Se altro invece fosse lo scopo, anche i mezzi muterebbero. Questo noi diciamo nel momento presente; e lo mediti la patria nella triste ora . w>
Alla luce di tutte queste considerazioni, tanto più patetico mi appare il discorso pronunciato da Crispi il 20 settembre del '95 per l'inaugurazione sul Gianicolo del monumento a Garibaldi: abbandonata l'impostazione ideologica di sempre e venuto meno il piglio oratorio sferzante e incisivo, egli finì per assumere, assieme a toni e accenti che non gli erano propri, anche contenuti e idee di altri (per certi aspetti, verrebbe da dire, quasi da cattolico-liberale).
I nemici dell'unità vorrebbero interpretare la festa odierna quale offesa al Capo
91) Indicativo di un tale atteggiamento mi pare il seguente brano estratto dai Propositi di parte cattolica che Murri pubblicò per la prima volta su Cultura sociale nel 1899: Noi giovani abbiamo trovato le cose fatte: dello Stato italiano abbiamo visto non il sorgere impetuoso, ma il declinare lento nella forza degli ideali patriottici e civili che gli diedero vita e nell'ammirazione del popolo [...]. E così, estranei alle contese e alle diffidenze reciproche che divisero, dal '49, l'Italia in due, liberati dalla necessità di discutere problemi e rivendicazioni legittimiste e particolari delle quali il tempo ha obliterato, con l'opportunità storica, la coscienza, noi siamo liberi, nel nostro giudizio del presente e nella nostra azione, d'ispirarci solo alle norme stabili e agli interessi della religione, ed entriamo nella vita pubblica per non sostenervi un passato col quale è rotta ogni continuità storica, ma per promuovervi l'attuazione di un programma nuovo, prospiciente l'avvenire, che è frutto di un esame cosciente e maturo (ora in R. MURRI, Battaglie d'oggi, voi. I, Programma politico della democrazia cristiana, Roma, 1901, pp. 126-128). Era un modo dì sentire il problema largamente condiviso anche da quegli altri giovani più moderati del leader della prima Democrazia cristiana: Meda e Sturzo, tanto per fare due nomi, la pensavano nella stessa maniera.
92) in proposito cfr. L. GANAPINI, // nazionalismo cattolico. I cattolici e la politica estera in Italia dal 1871 al 1914, Bari, 1970, in particolare pp. 41 sgg.
93) Riportato ivi, p. 87. Ad appoggiare senza riserve la politica coloniale erano rimasti, praticamente, solo Alessandro Rossi (il senatore esperiva il suo bravo tentativo di civilizzazione inviando in Eritrea 16 famiglie di suoi coloni) e il gruppo che faceva capo alla Rassegna Nazionale; quest'ultima, però, contava ormai ben poco.