Rassegna storica del Risorgimento

CRISPI FRANCESCO CARTE; MANCINI PASQUALE STANSLAO CARTE; MUSEO
anno <1986>   pagina <51>
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Libri e periodici 51
si fondava su una cauzione cospicua, a differenza della burocratizzazione che contraddi­stingueva le direzioni e gli ispettorati, costituiscono l'autentico filtro attraverso il quale non solo si realizzò la riforma ma si strutturò una nuova piramide sociale, fortemente collegata con lo Stato, e non più col potere feudale, e men che meno con quello municipale, che venne a costituire probabilmente l'obiettivo sostegno conservatore del sistema borbonico, il garante della continuità e della tradizione, anche quando quest'ultima, a partire almeno dagli ultimi anni trenta, avrebbe perso pressoché del tutto la grinta e l'efficacia moderniz­za trice che avevano caratterizzato l'inizio delle riforme.
Di questa efficacia (si pensi soltanto alla tassazione sui fabbricati a Napoli) osserviamo le vicende in modo particolareggiato anzitutto attraverso le ispezioni generali del 1807, che miravano ad uniformare nei metodi e nei risultati il dettato della legge al di là delle occultazioni e delle false dichiarazioni, e non riluttando all'intervento della maniera forte con l'impiego della milizia, e poi, l'anno successivo, con i progetti ed i commenti avanzati, dalle assemblea locali, nei cui confronti era essenzialmente l'intendente che veniva a svolgere una funzione non sempre soltanto di mediazione, che è caratteristica dell'unità d'impulso che, malgrado tutto, differenziava radicalmente le novità francesi dal velleitarismo borbonico.
Vedremo così il forte carico fiscale imposto a Napoli in contraddizione clamorosa col lungo regime privilegiato della capitale, i sintomatici rimpianti per il catasto settecentesco diffusi in Terra di Lavoro con punte d'irrigidimento proprietario a Sora che andrebbero viste sullo sfondo delle manifatture di Ai-pino, la depressione del Molise esasperata dallo scompaginamento del territorio determinato dal sisma del luglio 1805, la situazione della Capitanata fortemente influenzata dai problemi specifici della censuazione del Tavoliere (e qui il ruolo dell'intendente Nolli, il grosso uomo d'affari chietino di origine milanese, che avrebbe fatto prestigiosa carriera a Napoli pur avendo sposato le critiche veementi del notabilato locale o proprio per questo, all'ombra del condiscendente conciliatorismo di Mosbourg? al direttore Vincenzo Leone), la Terra di Bari paralizzata a lungo dal­l'inefficienza del direttore Caputo ma specialmente dal conflitto tra la media proprietà dei consigli distrettuali e la grande di quelli provinciali, in uno stato di cose caratterizzato dai!'accennato emergere di quest'ultima e da complicate situazioni post-feudali a Gravina, Acquaviva e Gioia, che in Terra d'Otranto inducono il direttore Virgilio ad un profondo rimaneggiamento amministrativo ma poi si affermano in prima persona col suo successore Persone, che garantisce al consiglio provinciale un controllo della situazione a cui l'inten­dente De Sterlich non si opponeva certo, membro e fautore della grande proprietà come era stato anche nella sua originaria provincia di Teramo.
Queste che non sono esclusivamente sfumature ma autentiche screziature polemiche all'interno della nuova classe dirigente si ripetono insomma un po' dovunque e danno al lavoro dell'A. il carattere di prima radiografia di una realtà periferica troppo a lungo trascurata, si da ideologizzare o comunque schematizzare all'estremo l'exploit del 1820, che ha invece proprio in questi anni la sua matrice e il suo preambolo, sia che la invenzione di Potenza come capoluogo si rifletta nella vera e propria insurrezione, puntigliosamente documentata, degli altri distretti della Basilicata (per Avellino la situazione è più blanda è neppure Ariano riesce a delineare un'alternativa autentica all'impostazione ministeriale, fatta propria dai consiglieri provinciali) sia che l'arduo momento del trapasso postfeudale si riproponga in Principato Citra con i Doria d'Angri, fino alla sensazione dì precarietà e d'improvvisazione che il permanere dello stato di guerra suscita un po' in tutta la Calabria.
L'A. conclude la sua indagine con l'esame delle imposte dirette, la personale e la patente, che si aggiunsero alla fondiaria in periodo francese grazie all'opera di una commissione della quale Nolli, Cuoco ed Hélié furono protagonisti (e se l'ultimo viene fuori ottimamente illuminato dal presente lavoro, per 1 due assai più noti napoletani occorrerebbe una ricerca specifica) esame esteso fino alla Restaurazione, che non a caso mantenne la fondiaria come caposaldo (in media il 30 dell'entrata statale) di una politica fiscale che confermava nella terra e nell'agricoltura la struttura portante del regno di Napoli.
Rimangono i proprietari terrieri e gli Imprenditori agricoli: ma anche allo struttu-